La missione Ponte Italia (versione inglese)

La missione “Ponte Italia” ha l'obiettivo di costruire un ponte Bailey sul fiume Payee, a tredici chilometri dal villaggio di Yirol.

L'elaborazione del cronoprogramma dei lavori si è basata sul fatto che la stagione delle piogge, da maggio a dicembre, rende impossibile tenere aperti cantieri. Per questo motivo, si valuta di costruire una tipologia di struttura metallica prefabbricata di pronto uso Bailey, realizzabile entro 120 giorni di lavoro e già sperimentata nel comune di Pontebba durante l'emergenza alluvionale del Friuli Venezia Giulia nel 2003.

Il fiume Payee, durante il periodo delle piogge, s’ingrossa a tal punto da trasformare gran parte della pianura circostante in una palude, talmente estesa da raggiungere il Nilo Bianco, dividendo in due la regione ed impedendo di fatto ogni collegamento.
Questa condizione, infatti, impedisce agli abitanti di attraversare il corso d’acqua, di solito affrontato con piccoli mezzi di fortuna, costringendoli all’isolamento o a vie alternative che richiedono tempi di percorrenza a volte anche di giorni. 

Basti sapere che nella stagione delle piogge, da Yirol a Mapourdit, sede dell’unico ospedale in grado di assicurare interventi chirurgici, gestito dai Comboniani, si impiegano circa cinque ore per percorrere 43 chilometri di sterrato con fuoristrada, mentre nei mesi di pioggia il percorso è impraticabile. Subito dopo la firma dell'accordo di pace, uno dei primi interventi attuati dalle Nazioni Unite è stata la riabilitazione dell'asse stradale che congiunge Yirol a Rumbek, la capitale della regione, per permettere alla zona di apririsi ai movimenti.
Il “Ponte Italia", è l’intersezione di questo importante asse di comunicazione,che oltre ad agevolare la popolazione locale, permette di collegare l’intera regione del Bahr al Ghazal e la città più grande del sud del Sudan, Rumbek, con l’area commerciale del Nilo Bianco, favorendo l’integrazione economica dell’area e la fine di un isolamento che per lungo tempo l'ha condannata a livelli di scarsa sussistenza.

1a fase - trasporto del materiale
Il materiale da costruzione necessario per la realizzazione dell’intervento in Sudan è stato preparato in Italia, non esistendo la possibilità di reperirlo direttamente in loco.
Tutti gli elementi del carico, costituito principalmente da un campo base e dalla struttura prefabbricata del ponte, sono stati predisposti in modo tale da poter essere trasportati con mezzi aerei e navali. Per il campo base è stata utilizzata la via aerea, la più veloce dal momento che la struttura doveva essere pronta in loco prima dell’inizio della costruzione del ponte. Il mezzo navale, invece, è stato impiegato per il trasporto del prefabbricato del ponte.
Lo studio dei possibili percorsi, per il tragitto in camion sino al fiume Payee, ha richiesto molto impegno. E' stato necessario individuare la strada più adeguata, sia rispetto alla percorribilità per i camion carichi di materiale, sia sotto il profilo della sicurezza.
La ricerca di condizioni accettabili, che garantissero l'incolumità degli operatori, ha obbligato il Dipartimento della protezione civile a porre la massima attenzione all’impianto logistico della spedizione, modificando più volte gli itinerari e garantendo laddove necessario, un servizio di scorta ai convogli, per assicurare che uomini e materiali arrivassero a destinazione senza inconvenienti.
La collaborazione delle Ambasciate d’Italia a Khartoum, Nairobi e Kampala si è dimostrata particolarmente preziosa per il buon esito di questa prima fase dell’intervento “Ponte Italia”.

2a fase - costruzione del ponte

Il campo base è dotato di un impianto per la comunicazione satellitare per la trasmissione di audio, dati e video. All’esterno è stato realizzato un pozzo per garantire l’autosufficienza idrica mentre l’illuminazione degli ambienti interni si avvale di un impianto fotovoltaico, impiegato per ridurre l’impatto ambientale.
I dodici moduli abitativi (di cui sette ad uso alloggiativo con una capacità ricettiva pari a 14 unità, un modulo per uso igienico, uno ad uso cucina, uno ad uso sala mensa, uno ad uso ufficio ed uno ad uso infermeria) sono stati allestiti all’interno di un’area recintata.
La struttura del campo base è stata trasportata con un ponte aereo insieme a due escavatori da 23 e 7 tonnellate, indispensabili per eseguire i lavori.

Il ponte Bailey è una struttura lunga circa 89 metri, con due campate centrali e due laterali di circa 16 metri. Le tre pile, costituite ciascuna da due colonne metalliche, e le due spalle sono fondate su pali in acciaio di 30 cm di diametro. Le fondazioni sono state realizzate con una sonda perforatrice e sono state affondate nel terreno a 15-16 metri di profondità. In questo modo, come spiega l’Ing. Petrucco, le fondazioni sarebbero state adatte a resistere anche agli scalzamenti provocati dalle piene.

I lavori di costruzione del Ponte Italia iniziano il 28 dicembre 2005 . Da quel momento, le operazioni di messa in opera del ponte proseguono senza soste.  Il 9 gennaio 2006 inizia l’installazione del primo micro palo,  poi il montaggio delle campate d’acciaio del ponte, finito e percorribile dal 15 febbraio e sottoposto a collaudo nei giorni seguenti. Tra il 15 e il 17 marzo, si concludono i lavori di innalzamento degli argini a protezione del villaggio, e tutte le attività di completamento e fissaggio della struttura.

 3a fase - l'inaugurazione

La cerimonia di inaugurazione si svolge alla presenza delle autorità locali, tra cui il Vice-Presidente del Sudan e Presidente del Sud Sudan Salva Kiir, e il Ministro per i Trasporti e le Infrastrutture del Sud Sudan Rebecca Garang, vedova del leader indipendentista John Garang.
Come già era stato possibile constatare sin dall'inizio dei lavori, l’entusiasmo è molto forte. In modo particolare, la commozione manifestata da un sorriso ed un bagliore sul volto delle famiglie che hanno attraversato, per prime, il fiume Payee sul “Ponte Italia”, ha ribadito quanto questo collegamento tra due sponde costituisca una importante premessa per il futuro di un popolo dilaniato per lunghi anni dalla guerra civile.
Il Dipartimento della protezione civile coglie l’occasione per ringraziare tutti coloro che credendo e condividendo i valori del progetto “Ponte Italia”, hanno reso possibile la sua realizzazione.