notizia18 febbraio 2023

Terremoto in Turchia e Siria: terminate le attività delle squadre per ricerca e soccorso

Pienamente operativo, invece, l’ospedale da campo italiano ad Antiochia

Rientro team USAR da Turchia_evidenza

Si è chiusa oggi, a seguito delle comunicazioni ricevute dalle autorità turche e dopo quasi due settimane di interventi sul campo, la missione dei team italiani specializzati in ricerca e soccorso in ambiente urbano (USAR) che dal 6 febbraio, a seguito del forte terremoto di magnitudo 7.9 che ha coinvolto la Turchia meridionale e la Siria settentrionale, si sono succeduti sul campo, insieme al personale del Dipartimento della Protezione civile, per supportare le autorità locali.

L’Italia, a seguito della richiesta di aiuti arrivata al Meccanismo Unionale di Protezione Civile da parte delle autorità turche, si era subito attivata attraverso il Servizio nazionale della protezione civile.
Gli operatori USAR dei Vigili del Fuoco, i medici e gli infermieri dei servizi sanitari di Lazio, Lombardia e Toscana, hanno operato ad Antiochia, nel sud della Turchia, a un centinaio di chilometri con il confine siriano, in raccordo con le autorità locali e affiancandosi alle altre squadre di soccorritori internazionali con la base operativa nell’area del campo sportivo Hatay Stadium. Realizzando interventi estremamente complicati anche a causa delle numerose scosse di assestamento, l’8 febbraio i vigili del fuoco italiani erano riusciti a salvare due ragazzi, estratti dalle macerie di due palazzine crollate.

In queste ore, quindi, grazie a due ATR72 della Guardia di Finanza e a un volo con KC767 dell’Aeronautica Militare, stanno rientrando in Italia i vigili del fuoco e i sanitari del modulo USAR insieme al personale del Dipartimento della Protezione civile che operava al campo base insediato all’Hatay Stadium e al team DVI (Disaster Victim Identification), composto da esperti appartenenti all’Arma dei Carabinieri, Polizia di Stato e Unità di Crisi del Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale, che ha operato nella zona di Kahramanmaras per supportare le autorità locali nelle attività di identificazione delle vittime.

Resta, invece, sul campo l’ospedale da campo italiano EMT2, messo a disposizione dalla Regione Piemonte, attivato sempre nell’ambito del Meccanismo unionale di protezione civile e giunto in Turchia trasportato da Nave San Marco della Marina Militare, che da ieri, venerdì 17 febbraio, è pienamente operativo ad Antiochia, con un team di oltre 70 persone tra logisti, medici e infermieri supportati da personale del Dipartimento della Protezione civile.
In particolare, grazie a chirurghi, un infettivologo, medici urgentisti, un pediatra, ortopedici, ginecologi, un’ostetrica, un fisioterapista, tecnici di laboratorio e radiologia e un pool di infermieri, sono attive la zona per il triage, il pronto soccorso, aree per pazienti con codici rossi e verdi, quella per la degenza, una sala operatoria, la radiologia e una tenda separata destinata ai pazienti infettivi. L’ospedale resterà attivo il tempo necessario a fornire tutta l’attività di supporto alle comunità locali.