Il Capo Dipartimento Fabrizio Curcio partecipa al Sendai Framework for Disaster Reduction 2015-2030
Da New York Curcio ha seguito costantemente l’evoluzione dell’emergenza maltempo che sta colpendo l’Emilia Romagna
"In Italia abbiamo una solida legislatura per la gestione delle emergenze e abbiamo sviluppato un efficace piano per affrontare i disastri, ma il volume degli investimenti deve generare un impatto reale sulla riduzione del rischio che e ancora troppo alto". Lo ha dichiarato il Capo del Dipartimento della Protezione Civile, Fabrizio Curcio, al Palazzo di Vetro dell’Onu di New York a margine delle riunioni ad alto livello che si sono svolte il 17 e 18 maggio nell’ambito del Sendai Framework for Disaster Reduction 2015-2030.
Nel corso della sua permanenza a New York, Curcio è stato in stretto contatto con il Dipartimento della Protezione Civile per seguire in prima persona l’emergenza nazionale che sta interessando molte aree del Paese, in particolare l’Emilia-Romagna, e che vede il Servizio Nazionale della Protezione Civile impegnato sul campo per soccorrere, assistere ed evacuare le zone a rischio e mettere in sicurezza i territori. Il Capo del Dipartimento ha aperto il suo intervento ricordando, "la catena di molteplici eventi estremamente intensi che ha colpito la regione Emilia Romagna, causando danni gravi e perdite di vite", per evidenziare ancora di più quanto sia importante la prevenzione di fronte alle nuove sfide che impongono i cambiamenti climatici.
Le sessioni sono state convocate in occasione della revisione di metà termine della Sendai Framework, una serie di impegni assunti dalla comunità internazionale per prevenire l’emergere di nuovi rischi di catastrofi e ridurre quelli esistenti attraverso l’implementazione misure integrate e inclusive di natura economica, strutturale e giuridica che prevengono e riducono il grado di esposizione, aumentano la preparazione della risposta al recupero e costruiscono la resilienza.
Il Sendai Framework for Disaster Risk Reduction 2015-2030 mira a raggiungere una sostanziale riduzione del rischio di disastri e delle perdite entro il 2030 e va di pari passo con l'Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile e l'accordo di Parigi sui cambiamenti climatici.