notizia15 gennaio 2020

15 gennaio 1968, il terremoto del Belice

Una fotografia storica della difficile emergenza che colpì la Sicilia occidentale

Nella notte tra il 14 e il 15 gennaio del 1968 la Sicilia occidentale viene interessata da una serie di scosse. Durante la giornata non si registrano crolli, ma gran parte della popolazione, allarmata, decide ugualmente di trascorrere la notte all’aperto, nella piazza del proprio paese o in aperta campagna.
Ed è proprio nel cuore della notte, che una scossa violentissima colpisce la Valle del Belice, a causa della quale riportano danni gravissimi Gibellina, Salaparuta, S. Ninfa, Montevago, Partanna, Poggioreale e Santa Margherita Belice, compresi nei territori delle province di Trapani e Agrigento che, all’epoca del terremoto, non erano classificati sismici. 

A causa del sisma, 231 persone perdono la vita e oltre seicento restano ferite. Il 90% del patrimonio edilizio rurale subisce danni irreparabili, con ripercussioni gravissime sull’economia quasi esclusivamente agricola dell’area. 

Ha inizio così un lungo periodo sismico che interessa la Sicilia Occidentale fino al febbraio del 1969, e le cui scosse più forti si registrano proprio tra il 14 e il 25 gennaio 1968.

È infatti il 25 gennaio quando un sisma con effetti pari all’VIII grado della scala Mercalli travolge una squadra di soccorritori all’opera tra le macerie, provocando la morte di un vigile del fuoco. La scossa provoca danni a Sciacca e a Palermo, dove si si torna a dormire all’aperto.

Sulla gravità del danno pesano seriamente anche le caratteristiche costruttive degli edifici oltre che la loro vetustà. Gli uffici del Genio Civile e il Provveditorato alle opere pubbliche della Sicilia, alle dirette dipendenze del Ministero dei Lavori Pubblici, si occupano delle operazioni di verifica dei danni e di programmazione degli interventi di ricostruzione.

Il principale problema della gestione emergenziale consisterà nella mancanza di coordinamento delle forze in campo. Due anni più tardi, nel 1970, la legge n. 996 dell'8 dicembre delinea per la prima volta un quadro complessivo di interventi di protezione civile: “Norme sul soccorso e l’assistenza alle popolazioni colpite da calamità – Protezione Civile”.

È così che l’ordinamento italiano recepisce il concetto di protezione civile e specifica per la prima volta la nozione di calamità naturale e catastrofe. Si afferma quindi il concetto di protezione civile intesa come predisposizione e coordinamento degli interventi e si individuano i compiti fondamentali affidati ai vari organi della protezione civile per una razionale organizzazione degli interventi e per far arrivare nel modo più rapido ed efficace i soccorsi alle popolazioni colpite.

Soltanto nel 1992 però, con la nascita del Servizio Nazionale della Protezione Civile, trova un primo organico compimento la visione di un sistema coordinato di competenze al quale concorrono le amministrazioni dello Stato, le Regioni, le Province, i Comuni e gli altri enti locali, gli enti pubblici, la comunità scientifica, il volontariato, gli ordini e i collegi professionali e ogni altra istituzione anche privata.