23 settembre 2011

Rientro sulla Terra satellite UARS della NASA

Le attività messe in campo dal Servizio Nazionale per seguire il rientro sulla Terra del satellite UARS e la possibile ricaduta di frammenti sul territorio italiano

Dal 22 al 24 settembre 2011, su convocazione del Capo Dipartimento della Protezione Civile, è stato riunito in seduta permanente un Comitato Operativo per seguire il rientro sulla Terra del satellite della Nasa UARS Upper Atmosphere Research Satellite. Sulla base dei dati forniti dall’ASI - Agenzia Spaziale Italiana, il satellite sarebbe potuto entrare in contatto con l’atmosfera terrestre tra il 23 e il 24 settembre, interessando anche il territorio italiano. Per questo, con decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri è stato disposto da subito il coinvolgimento delle strutture operative del Servizio Nazionale della Protezione Civile ed è stato affidato al Capo Dipartimento il coordinamento delle attività.

Il Comitato Operativo ha terminato la sua attività alle 3.45 del 24 settembre, quando è stata definitivamente esclusa la possibilità di caduta di frammenti del satellite sul territorio italiano. La sola probabilità che ciò potesse verificarsi - stimata sempre sotto l’1,5% - ha reso però necessaria un’azione di informazione della popolazione e la divulgazione di norme di auto protezione.

Le finestre d’interesse per l’Italia. La previsione di rientro del satellite sulla terra, così come delineata dai primi dati dell’ASI del 22 settembre, era centrata intorno alle 19.15 di venerdì 23 settembre, con una finestra di incertezza dalle 13 del 23 settembre alle 5 del 24 settembre. Per l’Italia, le prime finestre di interesse individuate coinvolgevano le regioni del Nord Italia tra le 21.25 e le 22.03 del 23 settembre e tra le 3.34 e le 4.12 del 24 settembre.

Fino al cessato allarme, queste previsioni di rientro sono state soggette a continui aggiornamenti poiché legate al comportamento del satellite nello spazio, agli effetti della densità atmosferica sugli oggetti in caduta e alle conseguenze sulla materia dell’attività solare. Per questo, durante i diversi punti di situazione del Comitato Operativo, sono cambiate più volte le indicazioni rispetto a possibili aree e tempi di ricaduta di frammenti del satellite sul nostro Paese. L’ultima di queste, prima del cessato allarme, riguardava solo una delle due traiettorie prospettate inizialmente, quella riguardante le Province Autonome di Trento e Bolzano, tutte le province del Veneto e del Friuli Venezia Giulia e Brescia e Sondrio per la Lombardia tra le 3.34 e le 4.12.

Lo scambio di informazioni con i paesi del MIC. Il 23 settembre alle 15, esperti dei 25 Paesi del MIC-Monitoring information Centre, collegati in tele-conferenza con il Dipartimento della Protezione Civile, hanno condiviso le informazioni sull’evoluzione degli scenari relativi al rientro sulla Terra del satellite UARS e hanno informato gli altri Paesi sulle attività intraprese per informare i cittadini sulle norme di auto protezione da adottare. Attraverso il Cecis - Common Emergency Communication and Information System, una piattaforma informatica in grado di garantire lo scambio delle informazioni in tempo reale tra i Paesi del MIC, il Dipartimento della Protezione Civile ha inoltre messo a disposizione tutte le informazioni validate e aggiornate di cui poteva disporre.

Le indicazioni per i trasporti. Durante tutta l’emergenza, è rimasta libera la circolazione dei mezzi di trasporto aereo, ferroviario, stradale e autostradale. L’Enav - Società Nazionale per l'assistenza al volo e l’Eurocontrol, organizzazione responsabile della gestione dei flussi di traffico aereo in Europa, hanno comunque informato gli aeronaviganti sul possibile rischio di caduta di frammenti sul territorio italiano.

La pagina "Storico aggiornamenti" di questo dossier contiene tutti gli aggiornamenti del Comitato Operativo dal 22 al 24 settembre.

Si chiama Upper Atmosphere Research Satellite  - UARS il veicolo spaziale NASA che nel settembre 1991 fu collocato su un’orbita circolare in prossimità della navetta spaziale Discovery. Il satellite ha una massa di 5668 kg, è lungo circa 10 metri e ha un diametro di 5 metri. Nel 2005, dopo 14 anni di missione scientifica, il propellente residuo è stato utilizzato per modificare, abbassandola, l’orbita del satellite: otto manovre per contribuire alla disintegrazione dell’oggetto, ormai in fase di abbandono.

Nella notte tra venerdì 23 e sabato 24 settembre 2011, il processo di decadimento naturale giungerà al suo epilogo, entrando in contatto con l’atmosfera terrestre. Sulla base delle simulazioni effettuate nel 2002 dalla NASA, ipotizzando la frammentazione del satellite a 78 km di quota, alcuni componenti di dimensioni variabili, non avendo subito la totale disintegrazione dovuta al rientro negli strati più densi della nostra atmosfera, potrebbero raggiungere il suolo terrestre dopo aver percorso un arco di 800 km, interessando anche il territorio italiano.

Il Comitato Operativo convocato dal Capo Dipartimento della Protezione Civile, Franco Gabrielli, è riunito in seduta permanente fino al cessato allarme, sia per analizzare gli scenari che per prendere le dovute decisioni in tempo reale.

E’ stata inoltre definita una struttura tecnica di supporto al Comitato Operativo costituita da esperti del Dipartimento della Protezione Civile, ASI-Agenzia Spaziale Italiana, Forze Armate, Vigili del Fuoco, ISPRA-Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale, ENAV-Società nazionale per l'assistenza al volo, con il compito di monitorare l’evoluzione della situazione e fornire le corrette informazioni scientifiche al Comitato Operativo.

Inoltre nelle regioni interessate si stanno costituendo dei Centri di coordinamento che coinvolgono le strutture e i soggetti interessati.
 

Ricordiamo che eventi di questo tipo e casi reali di impatto sulla Terra, e in particolare sulla terraferma, sono assai rari. Pertanto non esistono comportamenti di autotutela codificati in ambito internazionale da adottare a fronte di questa tipologia di eventi.

Tuttavia, sulla base delle informazioni attualmente rese disponibili dalla comunità scientifica, così come confermato in sede di Comitato Operativo, è possibile fornire, pur nell’incertezza connessa alla molteplicità delle variabili, alcune indicazioni utili alla popolazione affinché adotti responsabilmente comportamenti di auto protezione qualora si trovi, nelle due finestre temporali d’interesse per l’Italia, nei territori potenzialmente esposti all’impatto:

- è poco probabile che i frammenti causino il crollo di edifici, che pertanto sono da considerarsi più sicuri rispetto ai luoghi aperti;
- i frammenti impattando sui tetti degli edifici potrebbero causare danni, perforando i tetti stessi e i solai sottostanti: pertanto, non disponendo di informazioni precise sulla vulnerabilità delle singole strutture, si può affermare che sono più sicuri i piani più bassi degli edifici;
- all’interno degli edifici i posti strutturalmente più sicuri dove posizionarsi nel corso dell’eventuale impatto sono i vani delle porte inserite nei muri portanti (quelli più spessi);
- è poco probabile che i frammenti siano visibili da terra prima dell'impatto;
- i frammenti di satellite possono sprigionare gas tossici (idrazina). Chiunque avvistasse un frammento dovrà segnalarlo immediatamente alle autorità e comunque dovrà mantenersi a un distanza di almeno 20 metri.

Pubblichiamo gli aggiornamenti e le informazioni emerse dall'attività del Comitato Operativo, riunito in seduta permanente

24 settembre

Aggiornamento ore 3.45

Aggiornamento ore 1.30

23 settembre

Aggiornamento ore 23.00

Aggiornamento ore 19.00

Aggiornamento ore 17.30

Aggiornamento ore 15.00

Aggiornamento ore 12.30

Aggiornamento ore 11.30

Aggiornamento ore 9.30

22 settembre

Aggiornamento ore 20.30

Aggiornamento ore 15.30

Aggiornamento ore 13.30

 

Aggiornamento ore 3.45

Nel corso dell’ultimo aggiornamento del Comitato Operativo, il Comitato tecnico scientifico ha escluso la possibilità che uno o più frammenti del satellite UARS cadano sul territorio italiano.

La situazione di rischio è pertanto rientrata nell'ordinario e non è più necessario che la popolazione adotti le norme di autoprotezione.

Di conseguenza, il Capo Dipartimento della Protezione civile – Commissario delegato, con l’accordo unanime di tutti i componenti del Comitato Operativo e dei Centri di coordinamento delle Regioni interessate, alle ore 3.45, dopo l’ultimo sorvolo del nostro Paese, ha dichiarato concluse le attività del Comitato stesso.

Aggiornamento delle ore 1.30

Nel corso dell’ultimo aggiornamento del Comitato Operativo, il Comitato tecnico scientifico, sulla base dell’ultimo bollettino emesso dall’Istituto Isti del Cnr per nome e conto dell’Agenzia Spaziale Italiana ha comunicato che la previsione di rientro del satellite UARS è centrata intorno alle 6.40 (ora italiana) di sabato 24 settembre, con una finestra di incertezza che si apre alle 4.40 e si chiude alle 8.30.

Considerato l'intervallo orario di interesse per l'Italia, compreso tra le 3.34 e le 4.12, al momento è da escludere la possibilità che uno o più frammenti del satellite cadano sul territorio del nostro Paese.

Tuttavia il Comitato Operativo continuerà a monitorare l’evoluzione della situazione in stretto raccordo con le strutture di coordinamento attivate in tutte le regioni interessate, fino al termine della finestra d'interesse per l'Italia.

Aggiornamento delle ore 23.00

Nel corso dell’ultimo aggiornamento del Comitato Operativo, il Comitato tecnico scientifico, sulla base dell’ultimo bollettino emesso dall’Istituto Isti del Cnr per nome e conto dell’Agenzia Spaziale Italiana (quest’ultima anche membro dello IADC – Inter-Agency Space Debris Coordination Committee, rete delle 12 maggiori agenzie spaziali mondiali, tra cui la Nasa) ha comunicato il seguente aggiornamento: la previsione di rientro è centrata intorno alle 5.30 (ora italiana) di sabato 24 settembre, con una finestra di incertezza che si apre alle 3.00 e si chiude alle 8.00. All'interno di questa fascia oraria l'intervallo di interesse per l'Italia rimane compreso tra le 3.34 e le 4.12. Anche se questo passaggio sta diventando progressivamente marginale, non è ancora da escludere la remota possibilità che uno o più frammenti del satellite possano cadere sul territorio italiano.

Ricordiamo che eventi di questo tipo e casi reali di impatto sulla Terra, e in particolare sulla terraferma, sono assai rari. Pertanto non esistono comportamenti di autotutela codificati in ambito internazionale da adottare a fronte di questa tipologia di eventi. Tuttavia, sulla base delle informazioni attualmente rese disponibili dalla comunità scientifica, così come confermato in sede di Comitato Operativo, è possibile fornire, pur nell’incertezza connessa alla molteplicità delle variabili, alcune indicazioni utili alla popolazione affinché adotti responsabilmente comportamenti di auto protezione qualora si trovi, nella finestra temporale d’interesse per l’Italia, nei territori potenzialmente esposti all’impatto:

- è poco probabile che i frammenti causino il crollo di edifici, che pertanto sono da considerarsi più sicuri rispetto ai luoghi aperti;
- i frammenti impattando sui tetti degli edifici potrebbero causare danni, perforando i tetti stessi e i solai sottostanti: pertanto, non disponendo di informazioni precise sulla vulnerabilità delle singole strutture, si può affermare che sono più sicuri i piani più bassi degli edifici;
- all’interno degli edifici i posti strutturalmente più sicuri dove posizionarsi nel corso dell’eventuale impatto sono i vani delle porte inserite nei muri portanti (quelli più spessi);
- è poco probabile che i frammenti siano visibili da terra prima dell'impatto;
- i frammenti di satellite possono sprigionare gas tossici (idrazina). Chiunque avvistasse un frammento dovrà segnalarlo immediatamente alle autorità e comunque dovrà mantenersi a un distanza di almeno 20 metri.

Aggiornamento 23 settembre, ore 19.00

Nel corso dell’ultimo aggiornamento del Comitato Operativo, il Comitato tecnico scientifico, sulla base dell’ultimo bollettino emesso dall’Istituto Isti del Cnr per nome e conto dell’Agenzia Spaziale Italiana (quest’ultima anche membro dello IADC – Inter-Agency Space Debris Coordination Committee, rete delle 12 maggiori agenzie spaziali mondiali, tra cui la Nasa) ha comunicato i seguenti aggiornamenti:

- l’aumento all’1,1% della probabilità che uno o più frammenti del satellite possano cadere in territorio italiano;
- la conferma di una sola fascia oraria di interesse per l’Italia, ovvero quella tra le 3:34 e le 4:12 del 24 settembre.

In considerazione di questo scenario, il territorio potenzialmente interessato dall’evento comprende le Province Autonome di Trento e Bolzano, tutte le province del Veneto e del Friuli Venezia Giulia; Brescia e Sondrio per la Lombardia.

Ricordiamo che eventi di questo tipo e casi reali di impatto sulla Terra, e in particolare sulla terraferma, sono assai rari. Pertanto non esistono comportamenti di autotutela codificati in ambito internazionale da adottare a fronte di questa tipologia di eventi.

Tuttavia, sulla base delle informazioni attualmente rese disponibili dalla comunità scientifica, così come confermato in sede di Comitato Operativo, è possibile fornire, pur nell’incertezza connessa alla molteplicità delle variabili, alcune indicazioni utili alla popolazione affinché adotti responsabilmente comportamenti di auto protezione qualora si trovi, nella finestra temporale d’interesse per l’Italia, nei territori potenzialmente esposti all’impatto:

- è poco probabile che i frammenti causino il crollo di edifici, che pertanto sono da considerarsi più sicuri rispetto ai luoghi aperti;
- i frammenti impattando sui tetti degli edifici potrebbero causare danni, perforando i tetti stessi e i solai sottostanti: pertanto, non disponendo di informazioni precise sulla vulnerabilità delle singole strutture, si può affermare che sono più sicuri i piani più bassi degli edifici;
- all’interno degli edifici i posti strutturalmente più sicuri dove posizionarsi nel corso dell’eventuale impatto sono i vani delle porte inserite nei muri portanti (quelli più spessi);
- è poco probabile che i frammenti siano visibili da terra prima dell'impatto;
- i frammenti di satellite possono sprigionare gas tossici (idrazina). Chiunque avvistasse un frammento dovrà segnalarlo immediatamente alle autorità e comunque dovrà mantenersi a un distanza di almeno 20 metri.

Il Comitato Operativo continua a monitorare l’evoluzione della situazione in stretto raccordo con le strutture di coordinamento attivate in tutte le regioni interessate.

Aggiornamento 23 settembre, ore 17.30

Nel corso dell’ultimo aggiornamento del Comitato Operativo, il Comitato tecnico scientifico, sulla base dell’ultimo bollettino emesso dall’Istituto Isti del Cnr per nome e conto dell’Agenzia Spaziale Italiana (quest’ultima anche membro dello IADC – Inter-Agency Space Debris Coordination Committee, rete delle 12 maggiori agenzie spaziali mondiali, tra cui la Nasa) ha comunicato i seguenti aggiornamenti:

- la diminuzione allo 0,9% della probabilità che uno o più frammenti del satellite possano cadere in territorio italiano;
- l’esclusione, al momento, della traiettoria compresa nella fascia oraria tra le 21:25 e le 22:03 di oggi, 23 settembre. Pertanto rimane solo una fascia di interesse per l’Italia, quella tra le 03:34 e le 04:12 del 24 settembre.

In considerazione della nuova rivisitazione dello scenario, il territorio potenzialmente interessato dall’evento comprende le Province Autonome di Trento e Bolzano, tutte le province del Veneto e del Friuli Venezia Giulia; Brescia e Sondrio per la Lombardia. Sarebbero di conseguenza escluse la Valle d’Aosta, il Piemonte, la Liguria e l’Emilia Romagna.

Ricordiamo che eventi di questo tipo e casi reali di impatto sulla Terra, e in particolare sulla terraferma, sono assai rari. Pertanto non esistono comportamenti di autotutela codificati in ambito internazionale da adottare a fronte di questa tipologia di eventi. Tuttavia, sulla base delle informazioni attualmente rese disponibili dalla comunità scientifica, così come confermato in sede di Comitato Operativo, è possibile fornire, pur nell’incertezza connessa alla molteplicità delle variabili, alcune indicazioni utili alla popolazione affinché adotti responsabilmente comportamenti di auto protezione qualora si trovi, nella finestra temporale d’interesse per l’Italia, nei territori potenzialmente esposti all’impatto:

- è poco probabile che i frammenti causino il crollo di edifici, che pertanto sono da considerarsi più sicuri rispetto ai luoghi aperti;
- i frammenti impattando sui tetti degli edifici potrebbero causare danni, perforando i tetti stessi e i solai sottostanti: pertanto, non disponendo di informazioni precise sulla vulnerabilità delle singole strutture, si può affermare che sono più sicuri i piani più bassi degli edifici;
- all’interno degli edifici i posti strutturalmente più sicuri dove posizionarsi nel corso dell’eventuale impatto sono i vani delle porte inserite nei muri portanti (quelli più spessi);
- è poco probabile che i frammenti siano visibili da terra prima dell'impatto;
- i frammenti di satellite possono sprigionare gas tossici (idrazina). Chiunque avvistasse un frammento dovrà segnalarlo immediatamente alle autorità e comunque dovrà mantenersi a un distanza di almeno 20 metri.

Aggiornamento 23 settembre, ore 15.00

Al momento il Comitato tecnico scientifico non ha comunicato novità rispetto all’aggiornamento delle 12.30. La probabilità che uno o più frammenti del satellite possano cadere in territorio italiano rimane per ora all’1,5%, così come rimangono due le traiettorie che potrebbero interessare l’Italia. Le finestre temporali in cui frammenti del satellite potrebbero cadere sul territorio nazionale sono comprese tra le 21:25 e le 22:03 di oggi, 23 settembre, e tra le 3:34 e le 4:12 di sabato 24 settembre.

Gli esperti dei 25 Paesi del MIC-Monitoring information Centre, collegati in tele-conferenza con il Dipartimento della Protezione Civile, hanno condiviso le informazioni sull’evoluzione degli scenari relativi al rientro sulla Terra del satellite Uars della Nasa e hanno informato gli altri Paesi sulle attività intraprese per informare i cittadini sulle norme di auto protezione da adottare. Non sono emerse indicazioni differenti per la popolazione rispetto a quelle diramate dal Dipartimento della Protezione Civile.

Attraverso il Cecis - Common Emergency Communication and Information System, una piattaforma informatica in grado di garantire lo scambio delle informazioni in tempo reale tra i Paesi del MIC, il Dipartimento della Protezione Civile sta mettendo a disposizione le informazioni validate e aggiornate in suo possesso.

Aggiornamento 23 settembre, ore 12.30

Le novità importanti emerse nel corso dell’ultimo aggiornamento del Comitato Operativo, sulla base delle indicazioni e delle valutazioni fornite dal Comitato tecnico scientifico in seguito all’ultimo bollettino emesso dall’Istituto Isti del Cnr sono:

- l’aumento all’1,5% della probabilità che uno o più frammenti del satellite possano cadere in territorio italiano
- la reinclusione della seconda traiettoria nei possibili scenari.

Pertanto, tornano ad essere due le finestre temporali d’interesse per l’Italia: la prima tra le 21:25 e le 22:03 di oggi, 23 settembre, e la seconda tra le 3:34 e le 4:12 di sabato 24 settembre. Più in generale, la previsione di rientro del satellite è centrata intorno alle 23:30 di oggi (ora italiana), con una finestra d’incertezza che si apre alle 19:30 del 23 settembre e si chiude alle 5:00 del 24 settembre.

In considerazione della nuova rivisitazione dello scenario, il territorio potenzialmente interessato dall’evento comprende le Province Autonome di Trento e Bolzano, tutte le province di Piemonte, Valle D’Aosta, Liguria, Lombardia, Veneto e Friuli Venezia Giulia; Piacenza e Parma per l’Emilia Romagna.

In analogia alla decisione assunta ieri da Enav in ambito di Comitato Operativo di emettere un avviso-notam (notice to air men) agli aereo naviganti per informare sulla possibile presenza di frammenti del satellite nello spazio aereo del Nord Italia, oggi anche l’Eurocontrol, organizzazione responsabile della gestione dei flussi di traffico aereo in Europa, ha emanato una info aeronautica Aim (Aereonauticl information message), sulla base delle indicazioni provenienti dalla Nasa, che corrispondono per la parte generale a quanto già previsto in ambito italiano.

Aggiornamento 23 settembre, ore 11.30

Al momento non ci sono novità rispetto a quanto comunicato nell'aggiornamento delle 9:30.
E' in corso una riunione del Comitato tecnico scientifico per dettagliare le indicazioni di auto protezione. Le informazioni saranno pubblicate appena disponibili.

Aggiornamento 23 settembre, ore 9.30

Il Comitato tecnico scientifico, costituito nell’ambito del Comitato Operativo, nell’ultimo aggiornamento di oggi, 23 settembre, ha confermato lo scenario prospettato nel punto di situazione delle 20.30 di ieri.

La probabilità che uno o più frammenti del satellite cadano sul nostro territorio è stimabile intorno allo 0,6%. Una sola la traiettoria di interesse per l’Italia, in un’unica finestra temporale compresa tra le 21.25 e le 22.03 di oggi. L’area potenzialmente a rischio comprende le Province Autonome di Trento e Bolzano, tutte le province di Piemonte, Valle D’Aosta, Liguria, Lombardia; Piacenza e Parma per l’Emilia Romagna, Verona, Vicenza, Belluno, Treviso per il Veneto e Pordenone e Udine per il Friuli Venezia Giulia.

Questa mattina, alle 11 è previsto il collegamento in video-conferenza tra il Dipartimento della Protezione Civile e le strutture nazionali di protezione civile degli altri Paesi europei interessati. Obiettivo dell’incontro, lo scambio di informazioni sulle attività intraprese e un confronto sulle indicazioni relative alle norme di auto protezione da adottare. Restano valide le seguenti indicazioni:

- è poco probabile che i frammenti causino il crollo di strutture: per questo sono da scegliere luoghi chiusi;
- i frammenti impattando sui tetti degli edifici potrebbero causare danni, perforando i tetti stessi e i solai sottostanti: pertanto, non disponendo di informazioni precise sulla vulnerabilità delle strutture, si può affermare che sono più sicuri i piani più bassi degli edifici;
- all’interno degli edifici i posti strutturalmente più sicuri dove posizionarsi nel corso dell’eventuale impatto sono i vani delle porte inserite nei muri portanti (quelli più spessi).

L’Enav-Società nazionale per l’assistenza al volo ha emesso un avviso agli aereonaviganti-notam (notice to air men), per informare sulla possibile presenza di frammenti del satellite nello spazio aereo del nord Italia nella fascia oraria 21.25 e le 22.03. Al momento non è prevista nessuna limitazione al traffico aereo così come di quello ferroviario, stradale, autostradale e marittimo.

E’ stato firmato ieri il decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri che dispone il coinvolgimento delle strutture operative del Sevizio Nazionale della Protezione Civile in conseguenza del rientro sulla terra del veicolo spaziale Nasa Upper Atmosphere Research Satellite (UARS) . Al Capo Dipartimento della Protezione Civile è affidato il coordinamento delle attività.

Il Comitato Operativo continua a monitorare l’evoluzione della situazione in stretto raccordo con le strutture di coordinamento attivate in tutte le regioni interessate.

Aggiornamento 22 settembre, ore 20.30

Il Comitato tecnico scientifico, costituito nell’ambito del Comitato Operativo, nell’aggiornamento delle ore 20:00 ha modificato lo scenario prospettato nel precedente punto di situazione.

Sulla base degli ultimi dati disponibili, sia sullo stato orbitale che sull’attività solare prevista, la previsione di rientro è centrata intorno alle 19:20 (ora italiana) di venerdì 23 settembre, con una finestra di incertezza che si apre alle 14:00 del 23 settembre e si chiude alle 03:00 del 24 settembre. All’interno di questo arco temporale, non è ancora possibile escludere la remota possibilità, corrispondente ad una probabilità stimabile intorno allo 0,6%, che uno o più frammenti del satellite possano cadere sul nostro territorio.

La principale novità è che solo una traiettoria potrà interessare l’Italia in un’unica finestra temporale compresa tra le 21:25 e le 22:03 di venerdì 23 settembre. L’area potenzialmente a rischio, di conseguenza, è ridotta e interessa interamente le regioni Piemonte, Valle D’Aosta, Liguria, Lombardia e Province Autonome di Trento e Bolzano, e parzialmente l’Emilia Romagna (Piacenza e Parma), il Veneto (Verona, Vicenza, Belluno, Treviso) e il Friuli Venezia Giulia (Pordenone e Udine).

Tutte le Regioni interessate e le Province Autonome hanno comunicato di aver attivato le proprie strutture operative che monitoreranno l’evolversi della situazione e adotteranno le misure necessarie in constante contatto con il Comitato centrale.

Restano valide le indicazioni già fornite sulle norme di auto protezione da adottare:

- è poco probabile che i frammenti causino il crollo di strutture: per questo sono da scegliere luoghi chiusi;
- i frammenti impattando sui tetti degli edifici potrebbero causare danni, perforando i tetti stessi e i solai sottostanti: pertanto, non disponendo di informazioni precise sulla vulnerabilità delle strutture, si può affermare che sono più sicuri i piani più bassi degli edifici;
- all’interno degli edifici i posti strutturalmente più sicuri dove posizionarsi nel corso dell’eventuale impatto sono i vani delle porte inserite nei muri portanti (quelli più spessi).

Le Regioni stanno inoltre predisponendo le procedure per il recupero degli eventuali frammenti di materiale con l’impiego di personale specializzato se dovesse verificarsi lo scenario configurato. In tal caso chi rilevasse la presenza di frammenti, dovrà segnalarla alle autorità locali, evitando di entrarne in diretto contatto.

Aggiornamento 22 settembre, ore 15.30

Il Comitato tecnico scientifico, costituito nell’ambito del Comitato Operativo, nell’aggiornamento delle ore 15.30 ha confermato lo scenario prospettato nel precedente punto di situazione.

Restano attualmente inalterate le indicazioni rispetto alle due possibili traiettorie e alle finestre di attenzione. Gli esperti del Comitato tecnico scientifico hanno inoltre annunciato che nelle prossime ore sarà individuata con maggiore precisione l’area potenzialmente a rischio, ma che nell’ora – quaranta minuti che precederanno l’evento sarà difficile circoscrivere ulteriormente l’area di possibile impatto.

Le simulazioni relative all’impatto dei frammenti sull’edilizia tipica degli anni Cinquanta confermano lo scenario generale di danno atteso, ossia la possibilità che i frammenti di maggiori dimensioni danneggino tetti e solai sottostanti, senza provocare il crollo degli edifici.
Restano pertanto valide le indicazioni già fornite sulle norme di auto protezione da adottare:

- è poco probabile che i frammenti causino il crollo di strutture: per questo sono da scegliere luoghi chiusi;
- i frammenti impattando sui tetti degli edifici potrebbero causare danni, perforando i tetti stessi e i solai sottostanti: pertanto, non disponendo di informazioni precise sulla vulnerabilità delle strutture, si può affermare che sono più sicuri i piani più bassi degli edifici;
- all’interno degli edifici i posti strutturalmente più sicuri dove posizionarsi nel corso dell’eventuale impatto sono i vani delle porte inserite nei muri portanti (quelli più spessi).

Aggiornamento 22 settembre, ore 13.30

Si chiama Upper Atmosphere Research Satellite (UARS) il veicolo spaziale NASA che nel settembre 1991 fu collocato su un’orbita circolare in prossimità della navetta spaziale Discovery. Il satellite ha una massa di 5668 kg, è lungo circa 10 metri e ha un diametro di 5 metri. Nel 2005, dopo 14 anni di missione scientifica, il propellente residuo è stato utilizzato per modificare, abbassandola, l’orbita del satellite: otto manovre per contribuire alla disintegrazione dell’oggetto, ormai in fase di abbandono.

Nelle prossime ore, nella notte tra venerdì 23 e sabato 24 settembre, il processo di decadimento naturale giungerà al suo epilogo, entrando in contatto con l’atmosfera terrestre. Sulla base delle simulazioni effettuate nel 2002 dalla Nasa, ipotizzando la frammentazione del satellite a 78 km di quota, alcuni componenti di dimensioni variabili, non avendo subito la totale disintegrazione dovuta al rientro negli strati più densi della nostra atmosfera, potrebbero raggiungere il suolo terrestre dopo aver percorso un arco di 800 km, interessando anche il territorio italiano. L’eventuale impatto avverrà lungo la verticale locale.

Le previsioni di rientro sono soggette a continui aggiornamenti perché legate al comportamento del satellite stesso rispetto all’orientamento che assumerà nello spazio e agli effetti che la densità atmosferica imprime agli oggetti in caduta, nonché alle conseguenze sulla materia dell’attività solare.

Sulla base degli ultimi dati forniti dall’Agenzia Spaziale Italiana (ASI), la previsione di rientro sulla terra è centrata intorno alle 19:15 (ora italiana) di venerdì 23 settembre, con una finestra di incertezza che si apre alle ore 13:00 del 23 settembre e si chiude alle ore 05:00 del 24 settembre. All’interno di questo arco temporale, non è ancora possibile escludere la remota possibilità che uno o più frammenti del satellite possano cadere sul nostro territorio. Le finestre di interesse per l’Italia sono al momento comprese tra le 21:25 e le 22:03 di venerdì 23 settembre e tra le 3:34 e le 4:12 di sabato 24 settembre coinvolgendo potenzialmente le regioni del Nord Italia (Valle D’Aosta, Piemonte, Liguria, Lombardia, Emilia Romagna, Veneto, Friuli Venezia Giulia e le Province Autonome di Trento e Bolzano). Allo stato attuale non è quindi ancora possibile escludere la possibilità, corrispondente a una probabilità stimabile attualmente intorno allo 0,9%, che uno o più frammenti del satellite UARS possano cadere sul territorio italiano. Sarà possibile determinare con precisione l’area interessata e l’orario dell’impatto un’ora /40 minuti prima dell’evento stesso.

Il Comitato Operativo convocato dal Capo Dipartimento della Protezione Civile, Franco Gabrielli, sarà riunito in seduta permanente fino al cessato allarme, sia per analizzare gli scenari che per prendere le dovute decisioni in tempo reale. E’ stata inoltre definita una struttura tecnica di supporto al Comitato Operativo costituita da esperti del Dipartimento della Protezione Civile, ASI, Forze Armate, Vigili del Fuoco, ISPRA, ENAV, con il compito di monitorare l’evoluzione della situazione e fornire le corrette informazioni scientifiche al Comitato Operativo. Inoltre nelle regioni interessate si stanno costituendo dei Centri di coordinamento che coinvolgono le strutture e i soggetti interessati.
In riferimento agli aggiornamenti che perverranno dal Comitato Operativo l’ufficio stampa provvederà a dare informazioni tecniche agli organi di stampa e a pubblicare bollettini periodici sul sito web del Dipartimento www.protezionecivile.gov.it.

Eventi di questo tipo e casi reali di impatto sulla Terra, e in particolare sulla terraferma, sono assai rari. Pertanto non esistono comportamenti di autotutela codificati in ambito internazionale da adottare a fronte di questa tipologia di eventi.

Tuttavia sulla base delle informazioni attualmente rese disponibili dalla comunità scientifica, così come confermato in sede di Comitato Operativo, è possibile fornire, pur nell’incertezza connessa alla molteplicità delle variabili, alcune indicazioni utili alla popolazione affinché adotti responsabilmente comportamenti di auto protezione qualora si trovi, nel corso degli intervalli temporali di interesse per l’Italia, nei territori potenzialmente esposti all’impatto:

- è poco probabile che i frammenti causino il crollo di strutture: per questo sono da scegliere luoghi chiusi;
- i frammenti impattando sui tetti degli edifici potrebbero causare danni, perforando i tetti stessi e i solai sottostanti: pertanto, non disponendo di informazioni precise sulla vulnerabilità delle strutture, si può affermare che sono più sicuri i piani più bassi degli edifici;
- all’interno degli edifici i posti strutturalmente più sicuri dove posizionarsi nel corso dell’eventuale impatto sono i vani delle porte inserite nei muri portanti (quelli più spessi).

Si chiede alle televisioni e radio nazionali e locali e ai siti web istituzionali di trasmettere in tempo reale tutte le informazioni disponibili che saranno progressivamente più precise con l’avvicinarsi dell’evento stesso.