Osservatorio vesuviano
Fondato nel 1841 dal Re Ferdinando II di Borbone, l’Osservatorio Vesuviano è il più antico osservatorio vulcanologico al mondo. Dal 2001 è la sezione di Napoli dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia, una delle strutture operative che offre al Dipartimento della Protezione Civile supporto tecnico scientifico. In particolare, la sua attività si concentra sui vulcani dell’area napoletana: Ischia, Vesuvio, Campi Flegrei e Stromboli per i quali svolge attività di ricerca scientifica, sorveglianza, presidio 24ore su24, didattica e divulgazione.
Trattandosi di vulcani ad alto rischio - per il carattere esplosivo delle eruzioni e la vicinanza a vaste zone urbanizzate – l’obiettivo dell’Osservatorio è consentire una previsione a breve termine sempre più accurata e tempestiva. Per questo, il sistema di sorveglianza è stato adeguato negli anni allo sviluppo delle conoscenze vulcanologiche e tecnologiche.
Il sistema di sorveglianza comprende reti geofisiche e geochimiche: le prime monitorano l’attività sismica, le deformazioni del suolo e le variazioni del campo gravimetrico e magnetico; le seconde controllano le variazioni della composizione e della temperatura dei gas emessi dalle fumarole, dal suolo e dalle acque di falda.
Controllo dell’attività sismica. L’Osservatorio Vesuviano effettua il controllo dell’attività sismica delle aree vulcaniche attraverso una rete di stazioni sismiche, attiva nell’area vesuviana, nell’area flegrea e a Ischia. La rete è costituita da numerose stazioni sismiche fisse, distribuite sulla superficie dei vulcani e, in parte, nelle aree circostanti. In caso di aumento dell’attività la rete viene potenziata con l’aggiunta di stazioni sismiche mobili. In particolare, in ogni stazione ci sono dei sensori che rilevano il moto del suolo e trasferiscono in tempo reale i dati rilevati dal Centro di Sorveglianza, dove vengono accolti, analizzati e interpretati.
Controllo delle deformazioni del suolo. L’Osservatorio Vesuviano effettua il controllo delle deformazioni del suolo nelle tre aree vulcaniche attive della Campania attraverso reti di livellazione di precisione, clinometriche mareografiche e GPS (satellitari).
Controllo del campo gravimetrico. Le misure dell’accelerazione di gravità permettono di valutare eventuali variazioni del campo gravimetrico, indicative di spostamenti di masse magnetiche nel sottosuolo. Le reti gravimetriche controllate dall’Osservatorio Vesuviano sono in funzione ai Campi Flegrei, al Vesuvio e a Ischia.
Controllo geochimico. Le reti geochimiche controllano la composizione delle fumarole, dei gas emanati dal suolo e dalle acque delle sorgenti. Lo scopo di tali misure è quello di evidenziare variazioni nel tempo di quelle specie chimiche che, essenzialmente liberate dal magma, rappresentano dei parametri significativi, le cui variazioni possono preludere alla ripresa dell’attività eruttiva. Stazione idrometriche, inoltre, controllano il livello e la temperatura della falda nell’area vesuviana e flegrea.
L'Osservatorio vesuviano è fondato nel 1841 dal Re Ferdinando II di Borbone. Il primo direttore della struttura è il fisico Macedonio Melloni, poi destituito dall’incarico per il suo coinvolgimento nei moti politici del 1848. Nel 1855, la direzione dell’Osservatorio viene affidata al fisico Luigi Palmieri, che si dedica allo studio dell’elettricità atmosferica e idea il primo sismografo elettromagnetico, in grado di misurare ampiezza, durata e provenienza degli eventi sismici.
Nel 1903, dopo la morte di Palmieri, la direzione dell’Osservatorio passa al geologo Raffaele Matteucci che si prodiga, con coraggio, all’osservazione dei fenomeni dell’eruzione del 1906. Dal 1911 al 1914, dirige la struttura il direttore Giuseppe Mercalli, che in quegli anni si dedica alla vulcanologia e alla sismologia, lavorando alla sua scala dell’intensità dei terremoti e alla classificazione delle eruzioni vulcaniche. Nel 1927 è direttore il fisico Alessandro Mallandra; poi, nel 1935, l’incarico passa a Giuseppe Imbò che studia in particolare la sismologia vesuviana, riuscendo a prevedere l’approssimarsi dell’eruzione del 1944.
Dal 2001 l’Osservatorio Vesuviano è una sezione dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia e l’edificio storico è sede del Museo dell’Osservatorio Vesuviano.