29 gennaio 2019

Il Percorso per l'aggiornamento del Piano nazionale di protezione civile per i Campi Flegrei

Nel dossier la descrizione del percorso che ha portato alla definizione della nuova zona rossa, della nuova zona gialla e del Piano per l’allontanamento e il trasferimento della popolazione dalla zona rossa

Questo dossier è dedicato all’aggiornamento del Piano nazionale di emergenza per i Campi Flegrei, per i quali dal 2012 il Dipartimento della protezione civile, sulla base di periodiche riunioni con la Commissione Grandi Rischi, rinnova il livello di allerta “giallo” che prevede il permanere della fase operativa di “Attenzione”.

Dopo un lungo percorso di studio e analisi, si è arrivati all’individuazione della nuova zona rossa, cioè l’area per cui l’evacuazione preventiva è l’unica misura di salvaguardia della popolazione e la nuova zona gialla cioè l’area esterna alla zona rossa esposta alla significativa ricaduta di cenere vulcanica e di materiali piroclastici. Contestualmente sono stati ridefiniti anche i gemellaggi con le Regioni e le Province Autonome che ospiteranno le circa 500mila persone che dovranno essere evacuate dalla zona rossa. Entrambe le aree sono state ufficializzate il 19 agosto 2016, data di pubblicazione in Gazzetta Ufficiale del decreto del Presidente del Consiglio dei ministri contenente le “Disposizioni per l’aggiornamento della pianificazione di emergenza per il rischio vulcanico dei Campi Flegrei”.

Il piano per l’allontanamento degli abitanti della zona rossa è in fase di elaborazione da parte della Regione Campania, con il supporto di ACaMIR - Agenzia Campana Mobilità Infrastrutture e Reti, in raccordo con i comuni interessati. Allo stato attuale, sono state individuate dalla Regione Campania, nell’ambito delle attività del Tavolo di lavoro coordinato dal Dipartimento della protezione civile e composto da tutti gli enti e società con competenza nella gestione della mobilità di rilevanza nazionale, le “Aree di incontro” ed è stata definita la strategia generale per il trasferimento della popolazione presso le Regioni e Province Autonome gemellate. Queste specifiche parti del Piano sono state ufficializzate con Delibera di giunta della Regione Campania del 4 settembre 2018.

La zona rossa e la zona gialla sono state individuate dal Dipartimento della protezione civile, in raccordo con la Regione Campania, sulla base delle indicazioni fornite dalla comunità scientifica. Il punto di partenza per l’aggiornamento di queste aree è stato il rapporto finale elaborato dal “Gruppo di lavoro incaricato della definizione dello scenario di riferimento per il piano di emergenza dei Campi Flegrei per il rischio vulcanico”, istituito nel 2009. Questo documento è stato sottoposto alla valutazione della Commissione Grandi Rischi – Settore Rischio Vulcanico che ne ha discusso in diverse sedute per fornire proprie indicazioni al Dipartimento. 

La nuova zona rossa comprende l’area esposta all’invasione di flussi piroclastici e comprende 7 comuni: per intero i comuni di Pozzuoli, Bacoli, Monte di Procida e Quarto; parte dei Comuni di Giugliano in Campania, di Marano di Napoli e alcune municipalità del Comune di Napoli. Per garantire l’assistenza alla popolazione di questi Comuni che, in caso di eruzione, dovranno essere evacuati preventivamente, il decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri definisce lo schema dei gemellaggi con le Regioni e le Province Autonome. Nel provvedimento si invitano inoltre le componenti e le strutture operative del Servizio nazionale della protezione civile a elaborare o aggiornare le rispettive pianificazioni di emergenza secondo le indicazioni del 2 febbraio 2015 che il Capo Dipartimento della protezione civile, d’intesa con la Regione Campania e sentita la Conferenza Unificata, ha emanato per il Vesuvio, fatti salvi i dovuti adattamenti al territorio. 

Nella zona gialla ricadono 7 Comuni: Villaricca, Calvizzano, Marano di Napoli, Mugnano di Napoli, Melito di Napoli e Casavatore e 24 quartieri del Comune di Napoli. La definizione di quest’area si è basata su recenti studi e simulazioni della distribuzione a terra di ceneri vulcaniche e ha tenuto conto delle statistiche storiche del vento in quota. In particolare, sulla base delle mappe di probabilità ottenute, sono state individuate le aree dove l’accumulo di ceneri è in grado di causare il collasso di tetti con resistenza medio-bassa. La ricaduta delle ceneri vulcaniche può produrre, a livello locale, sia effetti sulla salute dell’uomo, sia impattare significativamente sulle attività quotidiane in ambiente rurale e nei centri abitati. Per contrastare tali effetti, anche i comuni esterni alla zona gialla dovranno provvedere ad aggiornare le proprie pianificazioni di emergenza, sulla base delle Indicazioni Operative che saranno loro fornite dal Dipartimento.

Questo dossier sarà costantemente modificato per raccontare tutte le fasi che porteranno all’aggiornamento del Piano nazionale di emergenza per i Campi Flegrei. La prima pagina ripercorre il percorso che ha portato alla revisione del Piano del 2001; la seconda spiega come sono stati individuati l’evento di riferimento e i livelli di allerta per l’aggiornamento della pianificazione di emergenza; la terza descrive i passaggi che hanno portato alla ridefinizione della zona rossa; la quarta dettaglia il nuovo schema dei gemellaggi tra Comuni in zona rossa e le Regioni e le Province Autonome e in sintesi spiega il Piano per l’allontanamento e il trasferimento della popolazione dalla zona rossa; la quinta è dedicata alla nuova zona gialla.

Pagina aggiornata l'11 settembre 2018

2001 – Elementi di base per il Piano nazionale di emergenza
2002/2003 - Ricostituzione della Commissione
2005 - Piano di allontanamento
2009 - Istituzione del Gruppo di lavoro incaricato della definizione dello scenario di riferimento
2012 - Passaggio dal livello di allerta “base” ad “attenzione”
2012/2013 - Attività di formazione in area flegrea
2013 – Rapporto finale del Gruppo di lavoro
2013 – Conferma dello stato di attenzione da parte della Commissione Grandi Rischi
2014 – Ridefinizione della zona rossa
2014 – Attività di formazione per le scuole in area vesuviana e flegrea
2014 – Conferma dello stato di attenzione da parte della Commissione Grandi Rischi
2015 - Definizione della zona gialla
2016 – Disposizioni per l’aggiornamento delle pianificazioni di emergenza
2016/2017 – Piano per l’allontanamento e trasferimento della popolazione dalla zona 
2017/2018 – Modello di intervento da attivare in caso di allerta gialla, arancione o rossa

Il Piano nazionale di emergenza per i Campi Flegrei è stato redatto per la prima volta nel 1984, in seguito alla crisi bradisismica che ha interessato l’area nei primi anni ‘80.

2001 – Elementi di base per il Piano nazionale di emergenza. Nel 1996 è stata costituita una Commissione tecnico-scientifica incaricata di provvedere a un primo aggiornamento del piano di emergenza. Nel 2001, questa Commissione, sulla base di uno studio presentato nel 1998 da un gruppo di ricercatori dell’Osservatorio Vesuviano, ha prodotto un documento contenente gli Elementi di base per la pianificazione nazionale di emergenza dell'area flegrea. Questo documento pone alla base della pianificazione di emergenza l’area a maggior probabilità di invasione da flussi piroclastici. Quest’area, definita “zona rossa”, è quella per cui l’unica misura preventiva è l’evacuazione della popolazione. Nella zona rossa individuata ricadono i Comuni di Bacoli e Monte di Procida, parte del Comune di Pozzuoli, per intero i quartieri di Bagnoli-Fuorigrotta, Soccavo-Pianura e parte dei quartieri di Vomero-Arenella, Posillipo, Chiaia, sempre del Comune di Napoli. Nel documento sono stati inoltre individuati quattro livelli di allerta (base, attenzione, pre-allarme, allarme), che sulla base dell’analisi e della valutazione dei parametri monitorati danno indicazioni sulla possibile evoluzione dello stato di attività del vulcano. Prendendo come riferimento la strategia operativa individuata nella pianificazione di emergenza del Vesuvio, nel documento sono stati definiti i gemellaggi con Regioni e Province autonome e le modalità di allontanamento della popolazione.

2002-2003 - Ricostituzione della Commissione. Nel 2002, l’allora Ministro dell’Interno delegato al coordinamento della protezione civile ha costituito una nuova Commissione nazionale con l’obiettivo di aggiornare la pianificazione per il Vesuvio e i Campi Flegrei. I componenti della Commissione sono stati nominati nel 2003 con decreto del Capo Dipartimento della Protezione Civile.

2005 - Piano di allontanamento. Nell’ambito del lavoro svolto dalla Commissione Nazionale e sulla base del documento prodotto nel 2001, nel 2006 il Dipartimento di Idraulica, Trasporti e Strade dell’Università La Sapienza di Roma, su incarico del Dipartimento della protezione civile, ha redatto il “Piano di allontanamento” per l’area flegrea, in cui sono definiti i principali percorsi di evacuazione dai comuni della zona rossa in caso di eruzione.

2009 - Istituzione del Gruppo di lavoro incaricato della definizione dello scenario di riferimento. Nel 2009, il Dipartimento ha istituito un Gruppo di lavoro per la ridefinizione dello scenario eruttivo e dei livelli di allerta con l'obiettivo di aggiornare la pianificazione di emergenza ai Campi Flegrei. In questo Gruppo sono stati coinvolti esperti con professionalità specifiche individuate nell’ambito dei Centri di Competenza per il rischio vulcanico e delle Università. A gennaio 2013 il Gruppo di lavoro ha consegnato al Dipartimento della protezione civile il Rapporto finale.

2012 - Passaggio dal livello di allerta “base” ad “attenzione”. Negli ultimi mesi del 2012 il sistema di monitoraggio dei Campi Flegrei ha registrato incrementi significativi della sismicità, deformazioni del suolo e variazioni delle caratteristiche fisico-chimiche delle fumarole della solfatara e dell’area idrotermale di Pisciarelli. Su richiesta del Dipartimento della protezione civile e sulla base dei dati e dei documenti presentati dai ricercatori dell’Ingv, la Commissione Grandi Rischi – Settore Rischio Vulcanico ha ritenuto opportuno innalzare il livello di allerta per i Campi Flegrei, passando dal livello “base”, che corrisponde all’attività ordinaria del vulcano, al livello di “attenzione”. Sulla base di tali valutazioni, il Dipartimento ha quindi stabilito, d'intesa con la Regione Campania, il passaggio alla “fase di attenzione”, che ha determinato il rafforzamento del sistema di monitoraggio del vulcano e l’attivazione di un raccordo informativo costante. A tal fine sono state elaborate nuove procedure per il trasferimento e la condivisione dei dati tra la comunità scientifica e le altre componenti e strutture operative del Servizio nazionale della protezione civile.

2012/2013 - Attività di formazione in area flegrea. Sul rischio vulcanico del Vesuvio e dei Campi Flegrei il Dipartimento della Protezione Civile, la Regione Campania e l’Osservatorio Vesuviano hanno avviato a fine 2012 corsi di formazione rivolti ai comuni, alle organizzazioni di volontariato, e alle altre strutture operative dell’area flegrea e vesuviana. Ha partecipato ai corsi anche personale della Regione Campania, della Prefettura e della Provincia di Napoli. Il corso ha previsto due giornate di lezione teorica in aula e due giornate dedicate alla visita dei Campi Flegrei, del Vesuvio e dell’Osservatorio Vesuviano. In particolare, hanno aderito all’iniziativa tutti i comuni dell’area flegrea: Bacoli, Giugliano in Campania, Marano, Pozzuoli, Quarto, Monte di Procida e Napoli. Trenta le organizzazioni di volontariato dell’area flegrea e vesuviana che hanno preso parte al quarto ciclo formativo.

2013 – Rapporto finale del Gruppo di lavoro. A gennaio 2013 il Dipartimento della protezione civile ha ricevuto il Rapporto finale elaborato dal Gruppo di lavoro e ha avviato una fase di analisi e approfondimento per individuare gli elementi utili all’aggiornamento della pianificazione. In considerazione della complessità dei temi trattati, della mole di informazioni riportate e delle considerazioni effettuate dagli esperti, il Rapporto è stato sottoposto alla valutazione della Commissione Nazionale Grandi Rischi – Settore Rischio Vulcanico. In un primo incontro, il 31 maggio 2013, il Dipartimento ha posto alla Commissione alcuni quesiti per raccogliere indicazioni utili a delineare la nuova zona rossa dei Campi Flegrei. Successivamente, il 12 luglio 2013, la Commissione è stata chiamata a esprimere un parere sull’evoluzione e sui tempi di una possibile eruzione ai Campi Flegrei. A tale proposito la Commissione ha evidenziato le difficoltà di definire in modo preciso i tempi di sviluppo di una possibile crisi, sottolineando come le valutazioni scientifiche di previsione della eventuale imminenza di fenomeni eruttivi siano formulabili solo su base probabilistica. La stessa Commissione ha ugualmente sottolineato la difficoltà di definire a priori i “tempi minimi” che intercorrono tra il momento della valutazione probabilistica e l’effettiva occorrenza dei fenomeni eruttivi. Infine ha chiarito che una crisi vulcanica sarebbe comunque caratterizzata da una fase di fenomeni precursori di maggiore durata, non definibile a priori e che potrebbe durare anche anni (livello di allerta arancione), e una fase pre-eruttiva di breve durata che invece potrebbe essere limitata a pochissimi giorni e persino a ore (livello rosso).

2014 – Ridefinizione della zona rossa. Nella prima parte dell’anno il Dipartimento della protezione civile e la Regione Campania si sono incontrati più volte per discutere la ridefinizione della zona rossa dei Campi Flegrei. Successivamente si è dato avvio a un processo di condivisione dell’area con i Sindaci dei Comuni flegrei che ha portato alla sua formalizzazione con una delibera della Giunta regionale pubblicata il 29 dicembre 2014 sul Bollettino ufficiale della Regione Campania.

2014 – Attività di formazione per le scuole in area vesuviana e flegrea. A fine anno il Dipartimento della protezione civile e l’Ingv-Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia hanno avviato, con la collaborazione dell’Ufficio scolastico regionale e della Regione Campania, il progetto Edurisk nelle scuole elementari e medie delle zone rosse vesuviana e flegrea. Si tratta di percorsi formativi rivolti agli insegnanti che prevedono specifici strumenti di sostegno alla progettazione educativa. Tra i temi trattati: pericolosità e valutazione del rischio vulcanico e sismico; psicologia e comportamento in contesti di rischio vulcanico; educazione al rischio. Una parte della formazione è dedicata alla presentazione del Servizio nazionale della protezione civile e al piano di emergenza per il rischio vulcanico.

2015 – Definizione della zona gialla. Il 3 aprile la Regione Campania ha approvato con delibera la zona gialla per i Campi Flegrei. Quest’area, esterna alla zona rossa, è esposta a una significativa ricaduta di cenere vulcanica, il cui accumulo potrebbe causare il collasso dei tetti. La delibera accoglie la delimitazione proposta dal Dipartimento della protezione civile, e condivisa con la Regione Campania, sulla base dei dati forniti dalla Comunità scientifica. Con la stessa delibera, sono state fornite ai Comuni le indicazioni operative per progettare eventuali interventi strutturali e verificare la condizione delle strutture esistenti.

2016 – Disposizioni per l’aggiornamento delle pianificazioni di emergenza. Come per il Vesuvio, il 19 agosto 2016 è uscito in Gazzetta Ufficiale il decreto contenente le “Disposizioni per l’aggiornamento della pianificazione di emergenza per il rischio vulcanico dei Campi Flegrei”, firmato dal Presidente del Consiglio dei ministri il 26 giugno 2016. Il provvedimento ufficializza la nuova zona rossa – per cui è stato definito anche il relativo schema di gemellaggi – e la zona gialla. Entrambe le aree erano già state approvate con delibere della giunta della Regione Campania. Infine, in relazione all’elaborazione e all’aggiornamento delle pianificazioni di emergenza della zona rossa, il decreto indica alle componenti e strutture operative del Servizio Nazionale di seguire le indicazioni emanate per il Vesuvio il 2 febbraio 2015, fatti salvi i dovuti adattamenti al territorio. Le Indicazioni per la zona gialla saranno fornite, sempre dal Capo Dipartimento della protezione civile d’intesa con la Regione Campania e sentita la Conferenza Unificata.

2016/2017 – Piano per l’allontanamento e trasferimento della popolazione dalla zona rossa. La Regione Campania sta elaborando - con il supporto di ACaMIR - Agenzia Campana Mobilità Infrastrutture e Reti e in stretto raccordo con il Dipartimento della Protezione Civile e con i gestori delle reti infrastrutturali - un Piano per gestire l’allontanamento delle persone da evacuare in via cautelativa dai comuni della zona rossa. In sintesi, il Piano prevede l’individuazione di “cancelli” per l’uscita dalla zona rossa e il trasporto assistito della popolazione in “Aree di incontro”, individuate lungo le direttrici principali di allontanamento. E’ stata inoltre pianificata la strategia generale della fase di trasferimento della popolazione evacuata – che avverrà tramite pullman, treno o navi – dalle “Aree di incontro” verso i “Punti di prima accoglienza”, allestiti nelle Regioni e Province autonome gemellate. Per garantire l’omogeneità dei Piani di trasferimento della popolazione della Zona Rossa nelle diverse Regioni e Province Autonome gemellate è stato istituito dal Dipartimento un Tavolo di lavoro, a cui hanno partecipato gli enti e società con competenza nella gestione della mobilità di rilevanza nazionale. Le aree di incontro, insieme alle modalità di trasferimento, sono state ufficializzate con Delibera della Regione Campania n.547 del 4 settembre 2018.

2017/2018 – Modello di intervento da attivare in caso di allerta gialla, arancione o rossa. In raccordo con la Regione Campania, il Dipartimento della protezione civile ha elaborato un modello di intervento da attivare in caso di passaggio alle fasi operative di pre-allarme e allarme. Il modello definisce, in particolare, l'organizzazione del Servizio Nazionale della Protezione Civile per lo svolgimento delle attività operative necessarie a gestire eventuali eventi emergenziali (dall’attivazione del Comitato operativo, alla strutturazione della Di.Coma.C e dei centri operativi e di coordinamento sul territorio). Tale documento è già stato condiviso con le componenti e le strutture operative di protezione civile e, a breve, sarà ufficializzato in uno specifico documento che ne definirà i dettagli.

Pagina aggiornata l'11 settembre 2018

Il Gruppo di lavoro incaricato di definire gli scenari e i livelli di allerta in caso di ripresa dell'attività eruttiva nell'area vulcanica flegrea ha redatto e consegnato un Rapporto che fornisce i possibili scenari pre-eruttivi ed eruttivi ai Campi Flegrei e le relative valutazioni di pericolosità dei diversi fenomeni, facendo sintesi della conoscenza scientifica disponibile al momento della sua stesura.

Data la complessità del sistema vulcanico flegreo e l'assenza di eruzioni recenti (l'ultima eruzione di Monte Nuovo risale al 1538), il documento mette, in particolare, in risalto l’incertezza della previsione dell’eruzione attesa e del suo stile. Si aggiunge poi l’incertezza legata alla localizzazione della bocca eruttiva. Già dall’analisi visiva della caldera flegrea si può constatare la complessità del sistema vulcanico, caratterizzato dalla compresenza di numerosi crateri. Inoltre, non è possibile escludere che la ripresa dell’attività eruttiva avvenga da più bocche contemporaneamente.

L’evento di riferimento. Per la definizione della scala dell’evento di riferimento, è stato effettuato uno studio probabilistico sulla ricorrenza di eruzioni avvenute negli ultimi 5 mila anni di attività dei Campi Flegrei, periodo ritenuto significativo perché successivo all’ultima modifica strutturale della caldera. Per ciascuna scala eruttiva sono stati individuati i seguenti livelli di probabilità di accadimento:

- Effusiva – 11.9%

- Esplosiva piccola – 59.6 %

- Esplosiva media – 23.8 %

- Esplosiva grande – 4.0 %

- Esplosiva molto grande – 0.7 %

Da questa analisi statistica emerge che, in caso di riattivazione, si ha circa il 95% di probabilità che l’eruzione sia di scala minore o uguale a quella media. L’eruzione media corrisponde, dunque, a una scelta ragionevole di “rischio accettabile”, considerato che la probabilità che questo evento venga superato da un’eruzione di taglia maggiore (grande o molto grande) è inferiore al 5%.

L’aggiornamento della pianificazione nazionale d’emergenza, sulla base di quanto prodotto dal Gruppo di lavoro e dalle valutazioni della Commissione Grandi Rischi, considera quindi come evento di riferimento un’eruzione esplosiva di taglia media. Le aree a rischio definite per questo tipo di eruzione coprono anche quelle previste in caso di eventi di scala minore.

Tuttavia, si sottolinea che allo stato attuale delle conoscenze, qualora si presentassero fenomeni legati ad una probabile riattivazione, non sarebbe possibile stabilire dall’analisi dei precursori di quale tipo sarà l’eventuale eruzione.

Scenari eruttivi attesi. Lo scenario eruttivo definisce l’insieme dei fenomeni pericolosi e la loro area di impatto. In caso di ripresa dell’attività eruttiva, i fenomeni attesi possono essere di intensità e impatto diversi a seconda della tipologia e della scala dell’evento di riferimento e per un’eruzione di scala uguale o inferiore a quella media prevedono:

- la formazione di una colonna eruttiva sostenuta alta qualche chilometro;

- la caduta di bombe vulcaniche e blocchi nell'immediato intorno della bocca eruttiva e di particelle di dimensioni minori (ceneri e lapilli) anche a diverse decine di chilometri di distanza;

- la formazione di flussi piroclastici che scorrerebbero per alcuni chilometri.

In aggiunta, ai Campi Flegrei possono verificarsi particolari fenomeni esplosivi legati al coinvolgimento di acqua esterna, noti come esplosioni freatiche, in aree con intensa attività idrotermale (area Solfatara/Pisciarelli), o dove esistono attualmente disponibilità significative di acqua superficiale, quali zone umide residuo di ambienti lacustri (Agnano), laghi intra-craterici (Averno) e mare (Golfo di Pozzuoli).

Le aree di pericolosità. Sulla base della scala dell’evento eruttivo di riferimento e degli scenari connessi sono state definite le zone rossa e gialla per le quali sono previste differenti misure operative. La zona rossa comprende l’area esposta al pericolo di invasione di flussi piroclastici che per le loro elevate temperature e la loro velocità rappresentano il fenomeno più pericoloso per le vite umane; la zona gialla, individua le aree esposte alla ricaduta di lapilli e ceneri vulcaniche. Verranno inoltre elaborate specifiche indicazioni operative per la gestione degli effetti connessi con i fenomeni di alluvionamento e invasione da colate rapide di fango (lahar).

I livelli di allerta. Nel documento prodotto dal Gruppo di lavoro sono stati definiti anche i livelli di allerta per i Campi Flegrei, che scandiscono il tempo che precede una possibile ripresa dell’attività eruttiva. Come nella pianificazione di emergenza 2001, i livelli di allerta sono quattro: un livello verde (base), un livello giallo (attenzione), un livello arancione (pre-allarme) e un livello rosso (allarme). Il passaggio da un livello di allerta al successivo è stabilito sulla base delle variazioni dei parametri ordinariamente monitorati dal sistema di monitoraggio gestito dall’Osservatorio Vesuviano dell’Ingv.

Sulla base dei dati di monitoraggio a oggi registrati e delle valutazioni espresse dalla Commissione Grandi Rischi a dicembre 2012, poi ribadite negli anni successivi, il Dipartimento ha ritenuto di mantenere il livello di allerta “giallo” ai Campi Flegrei. A differenza del livello di allerta “verde”, che corrisponde all’attività ordinaria del vulcano, questo livello è infatti determinato dalla variazione di alcuni dei parametri monitorati.

Pagina aggiornata il 31 agosto 2018

La “zona rossa” è l’area per cui l’evacuazione preventiva è individuata quale unica misura di salvaguardia della popolazione. La nuova zona rossa per i Campi Flegrei comprende, come quella già individuata nel Piano di emergenza del 2001, i territori potenzialmente esposti all’invasione di flussi piroclastici.

Studi e scelte alla base della ridefinizione della zona rossa. Il percorso di aggiornamento della zona rossa flegrea è iniziato a gennaio 2013, con la consegna del documento del Gruppo di lavoro della Commissione Nazionale, incaricata nel 2009 di ridefinire lo scenario eruttivo e i livelli di allerta. Il Dipartimento ha quindi sottoposto questo documento alla Commissione Grandi Rischi-Settore rischio vulcanico che ha fornito le proprie valutazioni e raccomandazioni sulle modalità di revisione della zona rossa.

A differenza di quanto stabilito per il Vesuvio, la Commissione ha suggerito di adottare per i Campi Flegrei un approccio probabilistico rispetto alle diverse scale eruttive attese e alla posizione della bocca eruttiva.

La stessa Commissione, nell'ambito dell'analisi effettuata dal Gruppo di lavoro, ha individuato nello studio di Orsi et al. del 2004 il riferimento per il Dipartimento della protezione civile da cui trarre le informazioni per la perimetrazione della nuova zona rossa sulla base della distribuzione dei depositi lasciati dai flussi piroclastici. Si tratta infatti del lavoro che più di recente ha raccolto e sistematizzato tutte le conoscenze al momento disponibili sui depositi dei flussi piroclastici dopo l’eruzione del Tufo Giallo Napoletano, avvenuta circa 15mila anni fa. Questo studio fa coincidere l’area a maggiore probabilità di invasione dei flussi piroclastici con la caldera flegrea, a eccezione di uno sconfinamento a nord-est, verso i territori del comune di Marano e del quartiere Chiaiano di Napoli. Inoltre, per l’incertezza legata alla localizzazione della bocca eruttiva, la Commissione Grandi Rischi ha suggerito di estendere la zona a maggiore pericolosità anche all’area di Napoli a est della caldera, in particolare alle colline di Posillipo, Vomero-Arenella e all’area a nord-ovest verso Quarto e Monte di Procida. Il Dipartimento, d'intesa con la Regione Campania, ha inoltre ritenuto di ricomprendere nella zona rossa anche l’area pianeggiante del municipio I di Napoli ai piedi della collina di Posillipo, fino al limite orografico del monte Echia, corrispondente sostanzialmente al quartiere di Chiaia.

A differenza di quanto adottato per il Vesuvio, l’aggiornamento della zona rossa per i Campi Flegrei non contempla la definizione di una Zona rossa 2, soggetta ad elevato rischio di crollo delle coperture degli edifici per l’accumulo di depositi piroclastici (ceneri vulcaniche e lapilli). Nel caso dell’area flegrea, infatti, le mappe evidenziano che solo il centro storico di Napoli (esterno alla zona rossa) si troverebbe in questa condizione. Per tale area saranno individuate specifiche misure di salvaguardia della popolazione da attuare ad eruzione prossima o in corso d’evento.

Elenco dei comuni in zona rossa. La nuova area, in abitano circa 500mila persone, comprende per intero i comuni di Pozzuoli, Bacoli, Monte di Procida e Quarto e parte dei Comuni di Giugliano in Campania, di Marano di Napoli e alcune municipalità di Napoli: per intero le municipalità 9 (quartieri Soccavo e Pianura); 10 (quartieri Bagnoli e Fuorigrotta) e alcune porzioni delle municipalità 1 (quartieri di San Ferdinando, Posillipo e Chiaia), 2 (quartiere di Montecalvario), 5 (quartieri di Arenella e Vomero) e 8 (quartiere di Chiaiano).

Sulla base della nuova perimetrazione della zona rossa, la Regione Campania ha intrapreso un percorso di condivisione e approfondimento con i comuni interessati, che ha avuto l’obiettivo di identificare sul territorio ulteriori elementi fisici, infrastrutturali e urbanistici per definire in modo più dettagliato i confini della zona da evacuare. Solo i Comuni di Napoli e Marano hanno proposto variazioni sul limite della zona rossa all’interno del proprio territorio; tutti gli altri hanno preso atto della proposta di ridelimitazione formulata dal Dipartimento e condivisa con la Regione Campania. Il 29 dicembre 2014 è stata pubblicata sul Bollettino ufficiale della Regione Campania la delibera della Giunta regionale con la delimitazione definitiva della zona rossa che è stata successivamente ufficializzata nelle “Disposizioni per l’aggiornamento della pianificazione di emergenza per il rischio vulcanico dei Campi Flegrei”, che il Presidente del Consiglio dei Ministri ha firmato il 24 giugno 2016, poi pubblicate nella Gazzetta Ufficiale n. 193 del 19 agosto 2016.

Pianificazione di strutture operative e componenti del Servizio Nazionale. Le “Disposizioni per l’aggiornamento della pianificazione di emergenza per il rischio vulcanico dei Campi Flegrei” stabiliscono anche che per l’elaborazione e l’aggiornamento delle pianificazioni di emergenza delle componenti e strutture operative del Servizio nazionale della protezione civile sono valide, fatti salvi i dovuti adattamenti relativi al territorio, le indicazioni che il Capo Dipartimento della protezione civile ha emanato, d’intesa con la Regione Campania e sentita la Conferenza Unificata, per il Vesuvio, il 2 febbraio 2015 (G.U. n.75 del 31 marzo 2015).

Nello specifico, le indicazioni sono articolate in sei diverse sezioni. Dopo una parte che descrive la strategia generale che tutto il Servizio Nazionale dovrà seguire nelle fasi operative corrispondenti ai livelli di allerta di attenzione, pre-allarme e allarme, il documento contiene gli indirizzi per la pianificazione interna, di settore e di comunicazione. In particolare:
- pianificazioni interne prevedono procedure e azioni per la salvaguardia delle risorse umane e strumentali che ciascuna componente o struttura operativa ha in zona rossa;
- le pianificazioni di settore dovranno garantire la risposta delle componenti e strutture operative alle diverse fasi operative e l’integrazione e l’armonizzazione delle azioni delle diverse amministrazioni ed enti per il raggiungimento degli obiettivi generali;
- i piani di comunicazione programmano le attività di informazione e comunicazione delle componenti e strutture operative nelle diverse fasi.

Il documento inoltre definisce gli elementi necessari alla Regione Campania, agli enti locali interessati e alle Regioni e Province autonome per elaborare i piani di allontanamento dalla zona rossa e di trasferimento e accoglienza della popolazione. Indicazioni specifiche vengono date anche alla Regione Campania e agli enti locali per aggiornare la propria pianificazione di emergenza. Un capitolo è dedicato alle attività di pianificazione e coordinamento generale che spettano al Dipartimento della protezione civile, mentre l’ultima parte del documento fornisce elementi volti a garantire la continuità amministrativa degli enti locali.

Pagina aggiornata il 31 agosto 2018

Schema dei gemellaggi. Per garantire l’assistenza alla popolazione della zona rossa da evacuare preventivamente, le “Disposizioni per l’aggiornamento della pianificazione di emergenza per il rischio vulcanico dei Campi Flegrei” definiscono anche lo schema di gemellaggio tra i Comuni in zona rossa e le Regioni e le Province Autonome.

Lo schema di gemellaggio prevede che la popolazione di Pozzuoli sia assistita in Lombardia; di Bacoli in Umbria e Marche; di Monte di Procida in Abruzzo e Molise; di Quarto in Toscana; e nel comune di Napoli, che gli abitanti dei quartieri di San Ferdinando (pro parte), Chiaia e Montecalvario (pro parte) siano trasferiti in Sicilia, quelli del quartiere di Posillipo siano assistiti in Sardegna, quelli del quartiere Arenella (pro parte) in Veneto, quelli del quartiere del Vomero (pro parte) in Piemonte e Valle d’Aosta, quelli del quartiere di Chiaiano (pro parte) in Friuli Venezia Giulia, quelli del quartiere di Soccavo in Emilia Romagna, quelli del quartiere Pianura in Puglia, quelli del quartiere di Bagnoli in Basilicata e Calabria, quelli del quartiere Fuorigrotta nel Lazio e, infine, parte del Comune di Marano di Napoli sia assistita in Liguria e parte della popolazione del comune di Giugliano in Campania sia trasferita nelle province autonome di Trento e Bolzano.

Per rendere operativi i gemellaggi, le Regioni e le Province autonome devono sottoscrivere protocolli d’intesa con la Regione Campania e i comuni in zona rossa, in accordo con il Dipartimento.

Piano di allontanamento della popolazione dalla zona rossa.  Per regolare lo spostamento delle persone da evacuare è in via di elaborazione un Piano per l’allontanamento della popolazione. Specifiche parti di questo Piano sono già state ufficializzate con Delibera della Regione Campania n.547 del 4 settembre 2018.

Il Piano ha l’obiettivo di realizzare l’evacuazione in 72 ore, con partenza contemporanea e cadenzata da tutti i Comuni della zona rossa, nell’ipotesi cautelativa che l’allontanamento, sia spontaneo, sia assistito, di tutti gli abitanti della zona rossa avvenga simultaneamente (e che non ci siano stati quindi precedenti allontanamenti spontanei). In particolare, lo spostamento assistito delle persone dalle “Aree di attesa”, definite nel Piano di protezione civile di ogni Comune, alle “Aree di incontro”, individuate appena fuori dalla zona rossa, avverrà con pullman messi a disposizione dalla Regione Campania mentre il loro trasferimento verso i “Punti di prima accoglienza” nelle Regioni e Province autonome gemellate potrà avvenire con modalità diverse (pullman, treni o navi) a seconda delle destinazioni, per limitare il carico sulle infrastrutture di mobilità e i disagi alla popolazione.

Le persone potranno scegliere anche di spostarsi autonomamente, con il proprio mezzo di trasporto; in questo caso, non dovranno transitare per le "aree di incontro" e, se scelgono la sistemazione alternativa offerta dallo Stato nella Regione/PA autonoma gemellata, potranno proseguire direttamente verso i “Punti di prima accoglienza”.

A differenza di quanto inizialmente stabilito nelle Indicazioni, la disposizone di non far transitare per le "Aree di incontro" chi sceglie di spostarsi autonomamente è stata data dal Tavolo di omogeneizzazione dei piani di trasferimento (che comprende, oltre alla Regione Campania, tutti gli Enti e le Società con competenze sulla mobilità a livello nazionale) per evitare di creare rallentamenti sulle strade utilizzate per l’allontanamento e il trasferimento. Le persone che si allontanano autonomamente riceveranno comunque assistenza lungo le aree di servizio della rete autostradale.

Sia nel caso del trasferimento autonomo sia in quello del trasferimento assistito, l’uscita dalla zona rossa dovrà avvenire attraverso i “cancelli” individuati nel Piano.

Il Piano per l’allontanamento della popolazione della zona rossa è in fase di elaborazione da parte della Regione Campania, con il supporto di ACaMIR - Agenzia Campana Mobilità Infrastrutture e Reti, in raccordo con i comuni interessati. Allo stato attuale la Regione Campania ha individuato, nell’ambito delle attività del Tavolo di lavoro coordinato dal Dipartimento della protezione civile e composto da tutti gli enti e società con competenza nella gestione della mobilità di rilevanza nazionale, le “Aree di incontro” ed è stata definita la strategia generale per il trasferimento della popolazione presso le Regioni e Province Autonome gemellate.

Per garantire una corretta gestione della viabilità e della circolazione ferroviaria sono in corso attività di pianificazione da parte di Viabilità Italia, in raccordo con i Comitati Operativi della Viabilità (Cov) delle differenti Prefetture, e, per la parte ferroviaria, dei gestori della rete e delle imprese che esercitano sulle linee a lunga percorrenza. Saranno inoltre stabilite le attività necessarie per l’attivazione del sistema di trasporto navale.

Le Regioni e Province autonome gemellate dovranno redigere specifici Piani per il trasferimento della popolazione allontanata dalla Zona rossa e per l’accoglienza sul proprio territorio.

Modello di intervento del Servizio Nazionale di protezione civile. In raccordo con la Regione Campania, il Dipartimento della protezione civile ha elaborato un modello di intervento da attuare in caso di passaggio alle fasi operative di pre-allarme e allarme).
Il modello in particolare definisce l'organizzazione del Servizio Nazionale della Protezione Civile nello svolgimento delle attività operative necessarie a gestire eventuali eventi emergenziali (dall’attivazione del Comitato operativo, alla strutturazione della Di.Coma.C e dei centri operativi e di coordinamento sul territorio). Tale documento è già stato condiviso con le componenti e le strutture operative di protezione civile e, a breve, sarà ufficializzato in uno specifico documento che ne definirà i dettagli.

Pagiona aggiornata a luglio 2019

La “zona gialla” è l’area, esterna alla zona rossa, che in caso di eruzione dei Campi Flegrei è esposta alla significativa ricaduta di ceneri vulcaniche. Infatti, l’evento di riferimento per l’aggiornamento della pianificazione, cioè un’eruzione di taglia media, prevede la formazione di una colonna eruttiva pari a 12 km. Raggiunta questa altezza, la colonna eruttiva è normalmente piegata dal vento e il materiale solido ricade al suolo, nell’area sottovento, dando luogo a una continua pioggia di cenere e lapilli.

In poche ore, in funzione dell’altezza della colonna eruttiva, della direzione e della velocità del vento presente al momento dell’eruzione, la continua emissione di questo materiale può portare ad accumuli considerevoli di ceneri vulcaniche fino a notevole distanza dal vulcano. La presenza di significative quantità di ceneri sciolte al suolo espone, inoltre, l’area alla possibilità di movimenti di depositi ad opera delle piogge con conseguenti problemi di ordine idraulico e idrogeologico. Spessori minori ma comunque importanti ai fini della pianificazione possono interessare un’area anche più vasta, esterna alla zona gialla.

Studi e documenti alla base della definizione della zona gialla. Come per l’aggiornamento della zona rossa, la proposta di zona gialla discende dal Rapporto finale consegnato al Dipartimento della protezione civile a dicembre 2012 dal Gruppo di lavoro incaricato della definizione dello scenario di riferimento.

Come per il Vesuvio, è stato chiesto all’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia – Ingv di fornire al Dipartimento i più aggiornati studi statistici sulla dispersione delle ceneri vulcaniche emesse in caso di eruzione ai Campi Flegrei, tenendo in considerazione i diversi modelli di vento alle quote medio-alte, ad oggi disponibili. Sulla base dei dati forniti dall’Ingv, il Centro Studi Plinivs dell’Università di Napoli ha elaborato l’indice di rischio da crolli per accumulo di ceneri vulcaniche sulle coperture degli edifici.

Criteri per la definizione della zona gialla. Sulla base dell’evento di riferimento, lo studio dell’Ingv ha valutato la distribuzione a terra delle ceneri vulcaniche, anche in funzione della variabile del vento. In particolare, sono state prodotte mappe di probabilità che evidenziano le aree dove è possibile un accumulo di ceneri pari a 5-30 cm (50-300 kg/m2), in grado di causare il collasso di tetti con resistenza medio-bassa.
In particolare, in coerenza con le scelte fatte per il Vesuvio, il Dipartimento della protezione civile, in accordo con la Regione Campania, ha delineato la proposta di zona gialla sulla base della curva di probabilità del 5% relativa a un carico di ceneri vulcaniche pari a 300 kg/m2 cioè 30 cm di spessore.

Elenco dei comuni in zona gialla. Nella nuova zona gialla ricadono 6 Comuni e 24 quartieri del Comune di Napoli. I comuni sono: Villaricca, Calvizzano, Marano di Napoli, Mugnano di Napoli, Melito di Napoli, Casavatore. I quartieri del Comune di Napoli sono Arenella, Avvocata, Barra, Chiaia, Chiaiano, Mercato, Miano, Montecalvario, Pendino, Piscinola, Poggioreale, Porto, San Carlo all'Arena, San Ferdinando, San Giovanni a Teduccio, San Giuseppe, San Lorenzo, San Pietro a Patierno, Scampia, Secondigliano, Stella, Vicaria, Vomero, Zona Industriale.

Per questi comuni, oltre alla pianificazione dell’intervento di livello nazionale e regionale, i piani di protezione civile comunale devono prevedere la predisposizione di misure specifiche, considerando che potrebbero essere necessari allontanamenti temporanei della popolazione che risiede in edifici resi vulnerabili o difficilmente accessibili dall’accumulo di ceneri. Le strategie operative definite nei piani di emergenza devono essere diversificate e “dinamiche”, poiché l’area esposta alla ricaduta di ceneri non è individuabile a priori, ma lo sarà solo ad evento in corso, in base alla direzione dei venti e all’entità dell’evento.

La zona gialla, già identificata con una delibera della Regione Campania, è stata ufficializzata nelle “Disposizioni per l’aggiornamento della pianificazione di emergenza per il rischio vulcanico dei Campi Flegrei”, che il Presidente del Consiglio dei Ministri ha firmato il 24 giugno, poi pubblicate nella Gazzetta Ufficiale n. 193 del 19 agosto 2016.

Pianificazione di strutture operative e componenti del Servizio Nazionale. Anche per la zona gialla, il Capo Dipartimento della protezione civile provvederà, d’intesa con la Regione Campania e sentita la Conferenza Unificata, a fornire alle diverse componenti e strutture operative del Servizio Nazionale le indicazioni per l’aggiornamento delle rispettive pianificazioni di emergenza. Successivamente ciascuna delle Componenti e Strutture operative destinatarie delle Indicazioni provvederà alla redazione, aggiornamento e adeguamento delle rispettive pianificazioni di emergenza.

Comuni fuori zona gialla. Anche aree esterne alla zona gialla possono essere interessate da ricadute significative di ceneri in grado di provocare conseguenze rilevanti sui servizi e le reti essenziali, come l’intasamento delle fognature, inquinamento delle falde acquifere, la difficoltà di circolazione degli automezzi, l’interruzione di linee elettriche e di comunicazione. Sulla base delle curve di probabilità del 5% relative ai carichi di ceneri vulcaniche pari a 200, 100 e 50 kg/m2, sono quindi state individuate queste ulteriori aree, dove sono possibili cumuli di ceneri pari a 20, 10 e 5 cm.

In particolare, le “Disposizioni per l’aggiornamento della pianificazione di emergenza per il rischio vulcanico dei Campi Flegrei” contengono anche l’elenco dei Comuni e dei quartieri di Napoli che con una probabilità uguale o superiore al 5% avranno, in caso di eruzione vulcanica, un carico di ceneri vulcaniche compreso tra i 30cm e i 20cm, tra i 20cm e i 10cm e tra i 10cm e i 5cm. 

Anche questi Comuni dovranno prevedere nei propri piani specifiche indicazioni per far fronte alle conseguenze provocate dall’accumulo di ceneri, con particolare riferimento alle misure necessarie a ripristinare la funzionalità di tutti i servizi essenziali.

Pagina aggiornata il 31 agosto 2018