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Firmata convenzione tra Dipartimento della Protezione civile e INGV
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\nIl sistema sviluppato a Stromboli dalla comunità scientifica per il rilevamento e l’allarme per esplosioni parossistiche è unico al mondo, e il nuovo assetto organizzativo della comunità scientifica che opera alle Eolie mira all’ulteriore sviluppo del sistema, unitamente a quello per i maremoti, con l’obiettivo ultimo di favorire efficaci misure di allertamento rapido e di mitigazione del rischio vulcanico e da maremoto.
\nLa nuova strutturazione vede una rinnovata sinergia tra la comunità scientifica e il Dipartimento della Protezione Civile, ed è utile per potenziare le reti e i sistemi sviluppati dal Laboratorio di Geofisica Sperimentale dell’Università degli Studi di Firenze, di concerto con gli altri Atenei. Reti e sistemi fondamentali per l’attivazione degli apparati sperimentali di allarme (“early-warning”) che a seguito di un’esplosione parossistica o di un maremoto a Stromboli permettono di attivare le sirene.
\nNel mese di luglio, il Dipartimento ha installato presso il Centro Operativo Avanzato (COA) di protezione civile di Stromboli un sistema informatico che, da un lato, acquisisce i dati di monitoraggio dall'Università degli Studi di Firenze e, dall'altro, in caso di un’esplosione parossistica o di un maremoto nel tratto di mare antistante la Sciara del Fuoco, invia un impulso per attivare automaticamente il sistema di sirene gestito dal Comune di Lipari. Il sistema è stato testato, con esiti positivi, lo scorso primo agosto.
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\nVulcani estinti. Si definiscono estinti i vulcani la cui ultima eruzione risale ad oltre 10mila anni fa. Tra questi ci sono i vulcani Salina, Amiata, Vulsini, Cimini, Vico, Sabatini, Isole Pontine, Roccamonfina e Vulture.
\nVulcani quiescenti. Si tratta di vulcani che hanno dato eruzioni negli ultimi 10mila anni ma che attualmente si trovano in una fase di riposo. Secondo una definizione più rigorosa, si considerano quiescenti i vulcani il cui tempo di riposo attuale è inferiore al più lungo periodo di riposo registrato in precedenza. Si trovano in questa situazione: Colli Albani, Campi Flegrei, Ischia, Vesuvio, Lipari, Vulcano, Panarea, Isola Ferdinandea e Pantelleria. Tra questi, Vesuvio, Vulcano e Campi Flegrei, hanno una frequenza eruttiva molto bassa e si trovano in condizioni di condotto ostruito. Non tutti i vulcani quiescenti presentano lo stesso livello di rischio, sia per la pericolosità dei fenomeni attesi, sia per la diversa entità della popolazione esposta. Inoltre alcuni presentano fenomeni di vulcanismo secondario - come degassamento dal suolo, fumarole - che nell’ordinario possono indurre a situazioni di rischio.
\nVulcani attivi. Infine, si definiscono attivi i vulcani che hanno dato eruzioni negli ultimi anni. Si tratta dei vulcani Etna e Stromboli che eruttano frequentemente e che, per le condizioni di attività a condotto aperto, presentano una pericolosità ridotta ed a breve termine.
\nVulcani sottomarini. L’attività vulcanica in Italia è concentrata anche nelle zone sommerse del Mar Tirreno e del Canale di Sicilia. Alcuni vulcani sottomarini sono ancora attivi, altri ormai estinti rappresentano delle vere e proprie montagne sottomarine. Oltre ai più noti Marsili, Vavilov e Magnaghi, vanno ricordati i vulcani sottomarini Palinuro, Glauco, Eolo, Sisifo, Enarete e i numerosi apparati vulcanici nel Canale di Sicilia.
\nDi seguito, le sezioni dedicate ai principali vulcani italiani.
\nStromboli
Vulcano
Etna
Vesuvio
Campi Flegrei
Ischia
Pantelleria
Colli Albani
Lipari
Panarea
Vulcani sottomarini
Uno dei parametri considerati dalla comunità scientifica internazionale per classificare i vulcani italiani è lo stato di attività, in base al quale si suddividono in estinti, quiescenti ed attivi.
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\r\nVulcani estinti. Si definiscono estinti i vulcani la cui ultima eruzione risale ad oltre 10mila anni fa. Tra questi ci sono i vulcani Salina, Amiata, Vulsini, Cimini, Vico, Sabatini, Isole Pontine, Roccamonfina e Vulture.
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\r\nVulcani quiescenti. Si tratta di vulcani che hanno dato eruzioni negli ultimi 10mila anni ma che attualmente si trovano in una fase di riposo. Secondo una definizione più rigorosa, si considerano quiescenti i vulcani il cui tempo di riposo attuale è inferiore al più lungo periodo di riposo registrato in precedenza. Si trovano in questa situazione: Colli Albani, Campi Flegrei, Ischia, Vesuvio, Lipari, Vulcano, Panarea, Isola Ferdinandea e Pantelleria. Tra questi, Vesuvio, Vulcano e Campi Flegrei, hanno una frequenza eruttiva molto bassa e si trovano in condizioni di condotto ostruito. Non tutti i vulcani quiescenti presentano lo stesso livello di rischio, sia per la pericolosità dei fenomeni attesi, sia per la diversa entità della popolazione esposta. Inoltre alcuni presentano fenomeni di vulcanismo secondario - come degassamento dal suolo, fumarole - che nell’ordinario possono indurre a situazioni di rischio.
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\r\nVulcani attivi. Infine, si definiscono attivi i vulcani che hanno dato eruzioni negli ultimi anni. Si tratta dei vulcani Etna e Stromboli che eruttano frequentemente e che, per le condizioni di attività a condotto aperto, presentano una pericolosità ridotta ed a breve termine.
Vulcani sottomarini. L’attività vulcanica in Italia è concentrata anche nelle zone sommerse del Mar Tirreno e del Canale di Sicilia. Alcuni vulcani sottomarini sono ancora attivi, altri ormai estinti rappresentano delle vere e proprie montagne sottomarine. Oltre ai più noti Marsili, Vavilov e Magnaghi, vanno ricordati i vulcani sottomarini Palinuro, Glauco, Eolo, Sisifo, Enarete e i numerosi apparati vulcanici nel Canale di Sicilia.
\r\n\r\nDi seguito, le sezioni dedicate ai principali vulcani italiani.
\r\n\r\nStromboli
\r\nVulcano
\r\nEtna
\r\nVesuvio
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