5 luglio 2011

Emergenza umanitaria Nord Africa 2011: l'accoglienza dei migranti

L’ocdpc n. 33 del 28 dicembre 2012 regolamenta la chiusura dello stato di emergenza umanitaria e il rientro nella gestione ordinaria a partire dal 1° gennaio 2013

L'attivazione del Sistema nazionale di protezione civile

L'ordinanza del Capo Dipartimento della Protezione Civile n. 33 del 28 dicembre 2012 regolamenta la chiusura dello stato di emergenza umanitaria per l’eccezionale afflusso di cittadini provenienti dai Paesi del Nord Africa e il rientro nella gestione ordinaria a partire dal 1° gennaio 2013.
In particolare, questo provvedimento individua come amministrazioni competenti in via ordinaria: il Ministero dell'interno, per coordinare le attività di competenza del Commissario delegato previste dall'opcm n. 3933 del 13 aprile 2011 e il Ministero del lavoro e delle politiche sociali, per coordinare le attività di competenza del Soggetto attuatore per i minori stranieri non accompagnati, fatte salve le competenze attribuite in via ordinaria ad altre amministrazioni.

L'ocdpc n. 76 dell'11 aprile 2013 individua il Ministero dell'Interno come responsabile delle attività necessarie a superare le criticità legate all'eccezionale afflusso di cittadini extracomunitari sul territorio nazionale.

Lo stato di emergenza umanitaria nel territorio nazionale per l’eccezionale afflusso di cittadini provenienti dai Paesi del Nord Africa era stato dichiarato il 12 febbraio 2011, situazione resa ancora più complessa dal conflitto nel territorio libico e dall’evoluzione degli assetti politico-sociali nei paesi della fascia del Maghreb e in Egitto.

Nella riunione del 6 aprile 2011 la cabina di regia della Conferenza Unificata, istituita per questa emergenza, aveva richiesto l’intervento del Sistema nazionale di protezione civile per pianificare e gestire l'accoglienza sia dei profughi sia dei migranti arrivati dal 1° gennaio al 5 aprile dai Paesi del Nord Africa che erano in possesso del permesso temporaneo di soggiorno e avevano richiesto assistenza.

In base a questo mandato il Dipartimento della Protezione Civile aveva attivato un tavolo di lavoro con le Direzioni di protezione civile regionali, i rappresentanti dell’Upi - Unione delle province d'Italia e dell’Anci - Associazione nazionale dei comuni italiani, che si era riunito il 7 e il 12 aprile 2011 per definire le modalità di coinvolgimento delle amministrazioni regionali e locali.

Il tavolo di lavoro aveva predisposto un Piano per la gestione dell’accoglienza dei migranti che prevedeva per ogni Regione diverse fasi di attuazione che tenessero conto delle assegnazioni già realizzate, così da garantire in ogni fase un’equa distribuzione sul territorio nazionale.

L’opcm n. 3933 del 13 aprile aveva affidato al Capo Dipartimento della Protezione Civile l’incarico di Commissario Delegato per la realizzazione di tutti gli interventi necessari a fronteggiare lo stato di emergenza dichiarato con i decreti del Presidente del Consiglio dei Ministri del 12 febbraio e 7 aprile 2011.

In questa sezione sono disponibili i moduli per i rimborsi ai Soggetti attuatori aggiornati al 24 gennaio 2012.
 

Foto di Sara Prestianni, rilasciata sotto la licenza Creative Commons-Attribuzione 2.0

Il Piano è il documento ufficiale che ha definito la risposta operativa del Sistema nazionale di protezione civile all’emergenza umanitaria. Dal 1° gennaio 2013 - con l'ocdpc n. 33 del 28 dicembre 2012 - l'emergenza umanitaria è rientrata nella gestione ordinaria.

Obiettivi del Piano. Assicurare la prima accoglienza, garantire l’equa distribuzione sul territorio italiano e provvedere all’assistenza dei profughi e dei migranti arrivati in Italia negli ultimi tre mesi dai Paesi del Nord Africa che beneficiano del permesso di soggiorno temporaneo con il dpcm del 5 aprile 2011. A questo scopo il Piano, partito operativamente il 15 aprile 2011, ha definito anche misure, procedure e responsabilità in carico ai diversi soggetti che hanno concorso alla sua realizzazione.

Il Piano si è basato su una gestione condivisa dell’accoglienza dei flussi migratori per i quali è stato dichiarato lo stato di emergenza e ha coinvolto il Dipartimento della Protezione Civile, le Amministrazioni regionali e le Province Autonome, gli Enti Locali e altri soggetti appartenenti al Sistema nazionale. L'ordine pubblico e le procedure di identificazione dei migranti e di concessione dello status di richiedente asilo, minore non accompagnato o beneficiario del permesso di soggiorno temporaneo prevista dal decreto del 5 aprile, così come tutte le altre attività che non rientrano nell'assistenza o sono rivolte a migranti non coinvolti nell'emergenza dichiarata il 12 febbraio scorso, sono state assicurate dalle amministrazioni che ne hanno competenza ordinaria.

Il documento ha proposto un modello di accoglienza modulare per garantire assistenza a massimo 50mila migranti entrati in Italia tra il 1° gennaio e il 5 aprile 2011 in strutture dedicate fruibili nell’immediato o in tempi brevi.

Dal Piano nazionale – che è anche strumento di raccordo tra amministrazioni dello Stato, Regioni, Enti Locali e strutture operative – sono discesi i diversi piani regionali per l’attuazione delle misure di assistenza a livello locale.

La prima accoglienza. Il Piano ha previsto che fossero assicurate l’assistenza sanitaria e di primo ristoro anche per i migranti che continuavano ad arrivare dopo il 5 aprile. L'accoglienza è stata seguita, da parte delle autorità competenti, dall’avvio delle procedure di rimpatrio per gli immigrati clandestini e di distribuzione sul territorio italiano per quanti appartenevano alle altre categorie.

La distribuzione sul territorio. Il Piano ha previsto una distribuzione sul territorio nazionale basata sui concetti di equa distribuzione e modularità. L’approccio modulare è consistito nel suddividere il numero di migranti attesi in gruppi multipli di 10mila unità da assegnare alle diverse Regioni in base al fattore “d” che ne definiva la distribuzione relativa sul territorio. Il fattore “d” è la percentuale relativa di popolazione totale residente nel territorio di ogni singola Regione rispetto al totale nazionale, a esclusione della popolazione della Regione Abruzzo colpita dal terremoto del 6 aprile 2009. Il fattore “d” è stato determinato dai dati di popolazione residente in Italia ricavati dal censimento ISTAT 2010.

Chi viene assistito e come. Ai migranti che richiedevano i benefici previsti dall’art. 20 del Testo Unico sull’Immigrazione sono stati garantiti da subito vitto, alloggio e assistenza sanitaria di base. Ai richiedenti asilo e ai minori non accompagnati è stata garantita l’assistenza prevista dalla normativa nazionale attuativa delle convenzioni internazionali.

Il Sistema di coordinamento. Il coordinamento delle misure previste nel Piano è stato assicurato dal Commissario Delegato attraverso il Dipartimento della Protezione Civile, che si è avvalso di una struttura interna organizzata per funzioni di supporto. Presso ogni Regione il Soggetto attuatore ha istituito un’analoga struttura per il coordinamento dell’assistenza sul territorio.  

Pubblichiamo il numero dei migranti assistiti nelle varie strutture individuate dalle Regioni. La capienza totale prevista fa riferimento al prospetto di assegnazione modulare previsto dal Piano per garantire assistenza fino ad un massimo di 50mila migranti. Il calcolo si basa sul totale della popolazione residente. La tabella è stata elaborata in base alle informazioni fornite dalle singole Regioni. 

Lo stato di emergenza umanitaria è rientrato nella gestione ordinaria a partire dal 1° gennaio 2013. 
   

 RegionePresenze al 19 dicembre 2012Totale capienza prevista dal Piano

 Piemonte 1.358 3.819

 Valle d'Aosta     20 108

 Liguria   488 1.367

 Lombardia 2.424 8.557

 Provincia Autonoma di Trento 161 452

Provincia Autonoma di Bolzano 121 430

 Veneto 1.069 4.270

 Friuli Venezia Giulia 355 1.057

 Emilia-Romagna

 1.509

 3.846

 Toscana 972 3.221

 Umbria298 787

 Marche 419 1.345

 Lazio 1.709 4.892

 Abruzzo 10 0

 Molise 122 260

 Campania 2.075 4.728

 Puglia 1.182 3.300

 Basilicata 164 476

 Calabria 887 1.643

 Sicilia 1.130 4.093

 Sardegna 371 1.350

 Assistiti 16.844 50.000

Il Gma, costituito con il decreto del 27 luglio 2011, ha operato nell’ambito del Gruppo di Supporto Operativo del Commissario Delegato. Compito del Gma è stato supportare i Soggetti attuatori impegnati nell’accoglienza dei migranti e per verificare il rispetto degli standard minimi di assistenza e l’omogeneità di trattamento sul territorio.

Procedure, metodologie e schede di valutazione sono state sviluppate in modo condiviso dal Gma. I risultati delle valutazioni sono stati progressivamente trasmessi al Commissario delegato per elaborare misure di supporto all’attività dei Soggetti attuatori sul territorio e facilitare la diffusione delle buone pratiche.

Il Gma era composto dai rappresentanti del Dipartimento della Protezione Civile, del Ministero dell’Interno con il Dipartimento per le libertà civili e l’immigrazione, della Conferenza delle Regioni, dell’Upi - Unione delle province d’Italia, dell’Anci - Associazione nazionale comuni italiani, dell’UNCHR - United Nations High Commissioner for Refugees e dell’IOM - International Organization for Migrations.

Per valutare l’assistenza fornita ai minori non accompagnati è stato realizzato un monitoraggio specifico, a cui hanno partecipato anche rappresentanti del Ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali - Direzione generale dell’Immigrazione e di Save the Children, la principale organizzazione non governativa impegnata in Italia nella tutela dei minori.

L’attività di monitoraggio
Il monitoraggio si è articolato in due fasi: una prima incentrata sull’incontro con il Soggetto attuatore della Regione, per analizzare il piano di distribuzione regionale e il modello operativo adottato a livello locale; una seconda in cui il team è stato impegnato a visitare alcune strutture di accoglienza dei migranti presenti sul territorio regionale. Tra i servizi monitorati: il vitto e l’alloggio, la mediazione linguistica e culturale, l’informazione ai migranti sui diritti e doveri di permanenza nel centro e l’informazione legale sul diritto di asilo, il sostegno socio-psicologico, l’organizzazione del tempo libero, l’insegnamento della lingua italiana, l’informazione sul rimpatrio volontario assistito, l’assistenza sanitaria e l’orientamento ai servizi sul territorio.