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Domande e risposte dagli incontri con la popolazione sul terremoto
Pubblichiamo alcune domande e risposte emerse durante gli incontri con la popolazione Terremoto, parliamone insieme sul fenomeno del terremoto. Le risposte alle domande sono state elaborate con Ingv - Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia e ReLuis - Rete dei Laboratori Universitari di Ingegneria Sismica.
Cosa è la magnitudo?
La magnitudo è la grandezza con la quale si misura l’energia liberata da un terremoto. Questa si ricava dall’ampiezza delle onde sismiche una volta nota la distanza dall’epicentro (il punto sul suolo dove si registra il maggior scuotimento provocato dal passaggio delle onde sismiche). La magnitudo non è una scala lineare e a ogni incremento di una unità corrisponde un aumento dell’energia di 30 volte. Per esempio un terremoto di magnitudo 8 rispetto a uno di 5 è 30x30x30= 27.000 volte più energetico.
Che differenza c’è tra magnitudo e intensità?
La magnitudo è la grandezza con la quale si misura l’energia liberata da un terremoto. L’intensità misura gli effetti provocati da questo rilascio di energia. Gli effetti dei terremoti sono misurati dalle scale di intensità. In Italia si usa la scala Mercalli–Cancani–Sieberg (MCS). I danni sono una proprietà locale del terremoto che dipendono dalla distanza dall’epicentro, da quanto è profonda la sorgente (ipocentro), dalla direzione principale di propagazione dell’energia, dalle caratteristiche dei terreni di fondazione e dalla qualità delle costruzioni. Fino al quinto grado non ci sono danni ma effetti sempre maggiori sulle persone (da “non avvertito” a spavento, terrore) e su oggetti (spostamenti, ribaltamenti, rottura). Dal sesto al settimo grado iniziano danni agli edifici, e dall’ottavo in poi ci sono crolli in percentuali crescenti.
Quali sono le zone più pericolose dal punto di vista sismico in Italia?
L’Italia è un paese sismico. Tutti i comuni italiani possono subire danni da terremoti, ma i terremoti più forti si concentrano in alcune aree ben precise che corrispondono alla “Zona 1” indicata nella classificazione sismica del territorio nazionale.
Sulla base di quali studi è stata definita la classificazione sismica del territorio italiano?
Sulla base della frequenza ed intensità dei terremoti del passato, tutto il territorio italiano è stato classificato in quattro zone sismiche (opcm n. 3274, del 20 marzo 2003 e successive modifiche) che prevedono, nei comuni inseriti in elenco, l’applicazione di livelli crescenti di protezione per le costruzioni.
Zona 1 - E' la zona più pericolosa, dove possono verificarsi forti terremoti.
Zona 2 - Nei Comuni inseriti in questa zona possono verificarsi terremoti abbastanza forti.
Zona 3 - I Comuni inseriti in questa zona possono essere soggetti a scuotimenti modesti.
Zona 4 - E' la zona meno pericolosa.
E’ compito delle Regioni adottare la classificazione sismica del proprio territorio.
La tipologia del terreno quanto incide sugli effetti del terremoto?
I terreni in superficie hanno un ruolo importante sull’entità dello scuotimento provocato dal passaggio delle onde sismiche. I terreni si comportano come un filtro che, in funzione della maggiore o minore rigidezza, assorbono o amplificano certe frequenze della vibrazione. In generale, i terreni rigidi si lasciano attraversare dalle onde sismiche lasciando inalterato il segnale, mentre i terreni soffici tendono ad amplificare alcune frequenze del terremoto. In realtà. quello che amplifica le onde sismiche non è la maggiore o minore “durezza” del terreno ma è il fatto che un terreno soffice sia a contatto con terreni più rigidi o con roccia, che come le pareti di un tunnel imprigionano le onde nei suoli soffici e non le fanno allontanare. Inoltre, terreni meno rigidi a seguito di un terremoto possono trasformarsi in sabbie mobili (liquefazione), o se sono in pendenza possono essere interessati da frane indotte. È quindi importante conoscere le caratteristiche dei terreni per capire se e quanto è sicuro costruirci sopra. Questi studi che distinguono i terreni sulla base del loro comportamento in caso di terremoto vengono definiti “studi di microzonazione sismica”.
Da quanto è emerso dal comunicato della Commissione Grandi Rischi, ci sarà un nuovo terremoto nella provincia di Ferrara?
Lo stato attuale delle conoscenze non consente di stabilire quante scosse e di quale intensità potranno ancora interessare la stessa area. Si ricorda che forti terremoti sono comunemente accompagnati da altre scosse, ma ogni previsione che indichi con precisione data, ora e luogo, e magnitudo di futuri eventi è priva di ogni fondamento. Nelle zone interessate dagli eventi maggiori del 20 e 29 maggio, la sismicità, nella fase attuale, sta lentamente decrescendo, ma non è possibile stabilire con certezza quale sarà l’evoluzione dei fenomeni. La Commissione Grandi Rischi ha dichiarato nel caso di un riacutizzarsi dell’attività sismica nell’area già interessata dalla sequenza in corso, essa si concentrerebbe con maggiore probabilità nel settore orientale, nella zona compresa tra Finale Emilia e Ferrara, anche con eventi di magnitudo paragonabili a quelli del 20 e 29 maggio. Questa interpretazione fa riferimento al fatto che rispetto alla struttura, lunga 45 chilometri, da cui sta avendo origine l’attività sismica in corso, l’evento del 20, di magnitudo 5.9, ha coinvolto la parte centrale, tra Finale Emilia e San Felice sul Panaro, e l’evento del 29, di magnitudo 5.8, è stato causato dalla rottura del settore occidentale, da San Felice al Panaro verso Mirandola. La porzione orientale, da Finale Emilia verso Ferrara, ha registrato invece ad oggi eventi con magnitudo fino a 5.1. Infine, con riferimento alla possibilità di prevedere terremoti, si ricorda che gran parte del territorio nazionale è caratterizzato da pericolosità sismica e che quindi non si può escludere che in qualsiasi momento possano verificarsi terremoti anche di forte intensità in altre aree del Paese.
Da dove è uscita la sabbia?
Durante un terremoto, quando sussistono certe condizioni, può verificarsi il fenomeno della liquefazione: strati sabbiosi collocati alla profondità di alcuni metri, in presenza della falda acquifera e a seguito di un forte terremoto vengono “strizzati” come se fossero una spugna, provocando la risalita in superficie di acqua e sabbia. Il fenomeno è chiaramente identificabile osservando la presenza in superficie dei cosiddetti “vulcanelli” di sabbia in corrispondenza dei punti di fuoriuscita. Il fenomeno non è distribuito in modo omogeneo sulla superficie del terreno, perché la risalita di acqua e sabbia avviene lungo vie preferenziali quali, ad esempio, i pozzi,il contatto tra terreni più o meno compatti o in generale zone di debolezza dei terreni di copertura. E’ evidente che se la fuoriuscita si verifica al di sotto delle fondazioni di un edificio, si possono verificare dei cedimenti differenziali con conseguenti lesioni all’edificio.
Ora il sottosuolo è vuoto?
La fuoriuscita di sabbia e acqua legata al fenomeno della liquefazione non crea alcuna cavità nel terreno, ma determina un abbassamento del terreno dovuto all’l’assestamento che questo subisce in seguito al fenomeno. Le eventuali lesioni sugli edifici sono dovute, dunque, a cedimenti differenziali dei terreni di fondazione, di maggiore o minore gravità in funzione delle tipologie di fondazione adottate (plinti, trave rovescia, platea, ecc.).
Cosa posso fare io, da solo, per rendere più sicura la mia casa?
Ecco alcuni accorgimenti che possono contribuire a migliorare la sicurezza della propria abitazione:
1. Allontana mobili pesanti da letti o divani.
2. Fissa alle pareti scaffali, librerie e altri mobili alti; appendi quadri e specchi con ganci chiusi, che impediscano loro di staccarsi dalla parete.
3. Metti gli oggetti pesanti sui ripiani bassi delle scaffalature; su quelli alti, puoi fissare gli oggetti con del nastro biadesivo.
4. In cucina, utilizza un fermo per l’apertura degli sportelli dei mobili dove sono contenuti piatti e bicchieri, in modo che non si aprano durante la scossa.
5. Impara dove sono e come si chiudono i rubinetti di gas, acqua e l’interruttore generale della luce.
6. Individua i punti sicuri dell’abitazione, dove ripararti in caso di terremoto: i vani delle porte, gli angoli delle pareti, sotto il tavolo o il letto.
7. Tieni in casa una cassetta di pronto soccorso, una torcia elettrica, una radio a pile, e assicurati che ognuno sappia dove sono. Informati se esiste e cosa prevede il Piano di protezione civile del tuo Comune: se non c’è, pretendi che sia predisposto, così da sapere come comportarti in caso di emergenza.
8. Elimina infine tutte le situazioni che, in caso di terremoto, possono rappresentare un pericolo per te o i tuoi familiari.
Esistono finanziamenti per adeguare le case alle norme antisismiche?
Dopo il terremoto in Abruzzo del 6 aprile 2009, è stato emanato un nuovo provvedimento per dare maggiore impulso alla prevenzione sismica. L’articolo 11 della legge n. 77 del 24 giugno 2009 di conversione del decreto legge n. 39 del 28 aprile 2009 per la ricostruzione in Abruzzo, prevede che siano finanziati interventi per la prevenzione del rischio sismico su tutto il territorio nazionale, grazie ad un fondo istituito nello stato di previsione del Ministero dell'economia e delle finanze. Gli interventi,di miglioramento sismico o rafforzamento locale degli edifici privati e pubblici di interesse strategico, vengono attuati attraverso programmi predisposti dalle Regioni e dalle Province autonome, a ciascuna delle quali viene assegnata un’aliquota del fondo complessivo, proporzionale al rischio sismico dell’ambito territoriale, così come calcolato a partire dagli studi dei centri di competenza del Dipartimento della Protezione Civile. L’attivazione degli interventi sul patrimonio edilizio privato per l’annualità 2011 (OPCM 4007/12) è resa obbligatoria in misura minima del 20% e massima del 40% del finanziamento assegnato alle Regioni, purché questo sia pari o superiore a 2 milioni di euro.
I contributi per la ricostruzione sono calcolati sulla base del valore di magnitudo registrato?
Non esiste alcun legame tra magnitudo del terremoto ed entità e modalità di attribuzione dei contributi per la ricostruzione dei centri abitati danneggiati. Del resto, la magnitudo del terremoto esprime l’energia rilasciata all’ipocentro, ma non dice nulla sull’entità degli effetti che si possono osservare in superficie. Un terremoto di elevata magnitudo potrebbe infatti anche non provocare danni se, ad esempio, avviene in un’area disabitata o se è molto profondo. Per questo non avrebbe senso usare la magnitudo come parametro per stabilire l’entità dei danni e conseguentemente i contributi da destinare alle popolazioni colpite.
Quali sono le norme di comportamento da tenere prima durante e dopo il terremoto?
Conoscere e seguire alcune semplici regole di comportamento può aumentare la nostra sicurezza nei confronti del terremoto. Il primo passo è guardarsi intorno e identificare nella nostra abitazione tutto ciò che in caso di terremoto può trasformarsi in un pericolo. La maggioranza delle persone pensa che le vittime di un terremoto siano provocate dal crollo degli edifici. In realtà, molte delle vittime sono ferite da oggetti che si rompono o cadono su di loro, come televisori, quadri, specchi, controsoffitti.
PRIMA DI UN TERREMOTO
se vivi in una zona sismica devi:
- conoscere quale sia la classificazione sismica del territorio;
- sapere se esiste un piano di protezione civile comunale;
- conoscere come è stata costruita la casa in cui abiti;
- organizzare un piano di emergenza familiare;
- sapere se a scuola e sul luogo di lavoro è stato predisposto un piano di emergenza
DURANTE IL TERREMOTO
Se sei al chiuso:
- cerca riparo nel vano di una porta inserita in un muro portante (quelli più spessi) o sotto una trave, perché ti può proteggere da eventuali crolli. Se i terremoti che capitano nella zona dove vivi generalmente non sono forti, puoi ripararti sotto un tavolo. Devi comunque allontanarti dal centro della stanza: perché potresti essere ferito dalla caduta di vetri, intonaco o altri oggetti.
- non precipitarti fuori lungo le scale: sono in genere la parte più debole dell'edificio.
- non usare l' ascensore: si può bloccare.
aspetta che la scossa sia cessata prima di uscire.
Se sei all’aperto:
- allontanati da edifici, alberi, lampioni, linee elettriche. Cerca un posto dove non ci sia nulla sopra di te. In strada potresti essere colpito da vasi, tegole ed altri materiali che cadono.
Se sei in auto
- non sostare sotto i ponti o in prossimità di terreni franosi e corsi d’acqua.
DOPO IL TERREMOTO
- assicurati dello stato di salute delle persone a te vicine e, se puoi, presta i primi soccorsi senza muovere le persone ferite gravemente;
- chiudi i rubinetti di gas, acqua e l’interruttore generale della luce;
- esci con prudenza indossando le scarpe;
- raggiungi uno spazio aperto, lontano da edifici e strutture pericolanti e, appena ti è possibile, raggiungi l’area di attesa individuata dal piano di emergenza comunale;
- stai lontano da spiagge, dighe, impianti industriali;
- non usare il telefono, ma lascia le linee libere per le chiamate di emergenza;
- non usare l’automobile per evitare di intralciare l’intervento dei mezzi di soccorso.
Gli edifici di cemento armato con tamponamenti sono sicuri?
La sicurezza di un edificio in cemento armato dipende da molti aspetti, in particolare dalla progettazione, realizzazione e manutenzione della sua struttura portante (colonne, travi, ecc.). Le tamponature - ossia le pareti di chiusura esterne non portanti - non sono progettate per resistere al terremoto, ma i terremoti passati hanno mostrato che forniscono un contributo in genere positivo. In alcuni casi la mancanza totale o parziale di tamponatura (come, ad esempio, nei piani porticati) può determinare comportamenti sfavorevoli e dunque favorire danni anche gravi all'edificio.
C’è una ciclicità storica dei terremoti?
I terremoti non capitano a caso: tendono a ricorrere sempre nelle stesse zone. È quindi importante studiare quelli già avvenuti, tramite le informazioni registrate dagli strumenti, gli effetti prodotti sugli edifici e le tracce che hanno lasciato nell’ambiente: in questo modo possiamo definire la “sismicità” del nostro territorio, cioè la forza e la frequenza dei terremoti che lo caratterizzano. Per i terremoti più recenti abbiamo i dati dei sismometri, ma solo da pochi decenni esiste una moderna ed efficiente rete di osservazione. Per gli eventi più vecchi non resta che studiare i documenti storici o le tracce lasciate nelle opere dell’uomo e nel paesaggio. Non esiste comunque una regolarità negli intervalli di tempo che intercorrono tra un terremoto e il successivo: i terremoti possono avvenire in tempi ravvicinati oppure possono passare molti anni tra uno e l'altro.
Ci sono collegamenti tra i vari terremoti che si verificano in Italia?
Tutti i terremoti che si verificano in Italia sono causati dalle stesse ragioni, e cioè da processi di deformazione della crosta causati, su scala più grande, dalla spinta della placca africana contro la placca euroasiatica. Su scala regionale, i processi geologici che producono i diversi terremoti sono vari e diversi fra di loro e possono essere prodotti dallo stesso sistema di faglie. Ma, in generale, terremoti che avvengono in aree lontane del Paese non sono collegati fra di loro: vale a dire che non c’è nessuna relazione causale, ad esempio, fra un terremoto che si verifica in Emilia, e un terremoto in Sicilia.
Perché i siti stranieri indicano con diversi valori di magnitudo lo stesso terremoto?
Perché usano reti strumentali - e quindi dati di base - diverse, utilizzano sistemi di calcolo differenti e spesso indicano tipi di magnitudo diverse (locale, durata, momento). Inoltre, le magnitudo indicate sui siti web a volte possono essere calcolate in modo automatico e successivamente riviste manualmente. Ad esempio, il sito web del Servizio sismologico svizzero (www.seismo.ethz.ch/index_IT), fornisce per ciascun forte terremoto una tabella con tutte le diverse magnitudo stimate da agenzie e centri di ricerca, e i valori risultano sempre molto variabili.
Perché ci sono diversi tipi di magnitudo (es. magnitudo momento, magnitudo locale) per misurare un terremoto?
Perché esistono diversi metodi di calcolo, basati su diversi tipi di onde sismiche (onde P, onde S, onde di superficie). Una descrizione sintetica dei numerosi tipi di magnitudo utilizzati al mondo è fornita dal sito del Servizio geologico americano USGS (http://earthquake.usgs.gov/earthquakes/glossary.php#magnitude). I due principali tipi di magnitudo utilizzati in Italia sono la magnitudo locale (Ml), altrimenti denominata magnitudo Richter, e la magnitudo momento (Mw). La Ml si calcola dall’ampiezza massima delle onde S del sismogramma, mentre la Mw si calcola sull’intero sismogramma ed è più rappresentativa della grandezza del terremoto. La Ml si calcola in pochi minuti, mentre la Mw richiede alcune ore. Le due stime “misurano” la stessa cosa in modo diverso, come la lunghezza di un oggetto può essere misurata in metri, piedi, braccia, ecc…
Le trivellazioni possono provocare un terremoto?
No, le trivellazioni di per sé non possono produrre terremoti, anche perché normalmente raggiungono profondità modeste e non possono interferire con processi geologici estremamente complessi e forze in gioco incomparabilmente più grandi. La domanda fa probabilmente riferimento a una cosa diversa, e cioè al fracking, una tecnica di estrazione di idrocarburi in particolari condizioni geologiche attraverso l’iniezione di fluidi (acqua e solventi chimici) ad alta pressione che fratturano le rocce consentendo, quindi, l’estrazione di idrocarburi. Le condizioni geologiche per l’utilizzo di questa tecnica in Pianura Padana non ci sono e questa tecnica, che può indurre sismicità di energia moderata (micro sismicità), non è mai stata utilizzata in Italia.
La subsidenza del terreno concorre al verificarsi del terremoto?
No, la subsidenza, e cioè l’abbassamento differenziale del terreno prodotto principalmente dal prelievo di acqua e di idrocarburi dal sottosuolo, non interagisce con il fatto che si verifichino i terremoti, se non in termini di microsismicità. La subsidenza, tuttavia, può essere uno dei fattori che nelle aree urbane aumenta la vulnerabilità degli edifici, causando il cedimento differenziale dei terreni di fondazione, e può quindi essere indirettamente la causa del possibile incremento dei danni da terremoti.
Perché con le forti scosse di terremoto si sente un boato?
Quando le onde P raggiungono la superficie, soprattutto nella zona dell’epicentro può essere percepito un sordo boato: sono le onde P che si propagano nell’aria. Il boato può essere percepito anche prima che si avvertano le scosse, perché i terremoti vengono riconosciuti come tali solo all’arrivo delle onde S, che sono quelle che causano le oscillazioni più forti, ma che viaggiano più lentamente.
Il terremoto in Emilia è un evento straordinario o l’Italia è esposta a questi eventi ravvicinati?
Terremoti forti in Pianura Padana sono eventi rari, ma non straordinari. In alcuni settori (ad es. nel reggiano) terremoti di magnitudo superiore a 5 sono relativamente frequenti, mentre nella pianura faentina storicamente si sono verificati alcuni terremoti di magnitudo prossima a 6 (nel 1688 e 1781). Nel ferrarese la sequenza più importante e nota è quella iniziata il 17 novembre 1570, di magnitudo stimata intorno a 5.5, mentre diversi altri eventi di energia più moderata, ma con effetti di danno anche importanti, hanno interessato nei secoli il settore compreso fra Ferrara e Mirandola. La sequenza del 1570 fu molto complessa, e in poco più di un anno furono avvertite quasi duemila scosse. Quasi tutti i terremoti forti sono accompagnati da sequenze di centinaia o migliaia di scosse che possono durare anche mesi, e non é raro il caso di più terremoti forti ravvicinati nel tempo e nello spazio.
Perché nessuno ci ha detto che il nostro territorio era sismico? Di chi è la responsabilità?
L’area colpita dai terremoti del maggio 2012 è stata classificata sismica in zona 3, una zona a pericolosità media, nel 2003, sulla base di informazioni sulla sismicità e di una mappa di pericolosità che risale alla seconda metà degli anni ’90. La nuova classificazione simica e la relativa mappa sono state pubblicate sulla Gazzetta Ufficiale e notificate a tutti i Comuni. Ma la cosa più importante è che tutti i dati sulla sismicità e la pericolosità sono pubblici, disponibili in rete da quasi vent’anni. Se nel senso comune è sopravissuta una percezione di non sismicità è un problema di comunicazione e di scarsa attenzione al tema, ed è nella responsabilità di tutti.
Questo terremoto può aver cambiato la morfologia del territorio emiliano?
Come tutti i forti terremoti, questo terremoto ha cambiato la morfologia del territorio, con un sollevamento del suolo nell’area di Finale Emilia di circa 7-8 cm. Si tratta di un cambiamento che è permanente (fino al prossimo forte terremoto), ma che non è percepito dall’occhio umano.
Il tipo di terreno che costituisce la pianura emiliana ha attutito le scosse?
L'amplificazione sismica può generarsi quando terreni soffici sono a contatto con terreni più rigidi o con le rocce, che come le pareti di un tunnel imprigionano le onde nei suoli soffici e non le fanno allontanare. La maggiore o minore profondità dello strato soffice determina la frequenza di oscillazione alla quale l'effetto di amplificazione delle onde è massimo. Su terreni molto profondi, come in Pianura Padana, non si amplificano le onde in alta frequenza, mentre vengono amplificate quelle in bassa frequenza. Questo causa problemi agli edifici che oscillano più lentamente, come chiese, capannoni, torri e campanili.
Perché il secondo terremoto ha fatto più danni del primo?
Se i terremoti a confronto sono quelli del 20 maggio e del 29 mattina non è vero che il secondo terremoto abbia fatto più danni del primo. Nel ferrarese i danni principali sono dovuti al terremoto del 20; nella zona più occidentale del modenese (fra Mirandola, Carpi, Novi di Modena, Cavezzo e Concordia) gli effetti più gravi sono dovuti certamente ai terremoti del 29.
Perché la seconda scossa è stata più forte anche se era di magnitudo più bassa?
La domanda fa riferimento alle due scosse principali del giorno 29 maggio, rispettivamente alle 9 ora locale (Ml 5.9) e alle 12.55 (Ml 5.3). In alcune zone la seconda scossa, di energia nettamente più bassa è stata avvertita in modo molto più forte e ha fatto i maggiori danni, e la ragione è nella diversa localizzazione (la seconda è localizzata più a nord-ovest della prima) e nella profondità (la seconda è stata localizzata fra 6 e 7 km di profondità, la prima circa a 10 km).
Il terremoto è stato realmente di magnitudo 5.8? Perché dopo un’ora il dato è cambiato?
Il terremoto del 20 maggio è stato stimato di magnitudo locale (Ml) 5.9 e quel valore, fornito dalla rete sismica INGV, non è stato modificato. Le reti televisive o i siti internet possono avere comunicato valori diversi, forniti da altre agenzie, e questi valori, determinati in modo automatico, possono essere cambiati per effetto di controlli manuali. Anche l’INGV calcola la localizzazione e la magnitudo di ogni terremoto, nel giro di pochi minuti, in modo del tutto automatico. Ma prima della pubblicazione in rete (che avviene normalmente entro una mezz’ora circa), i dati vengono rivisti e corretti manualmente da un sismologo. E’ questa procedura, assolutamente comune e dichiarata da tutti i centri di ricerca al mondo, a determinare possibili variazioni fra le prime stime automatiche e quelle verificate manualmente. Tutte le ulteriori divergenze, sia in localizzazione che in stima di energia, sono determinate dall’utilizzo di dati ricavati da reti sismiche diverse. Ma è del tutto ovvio che i dati più accurati siano quelli forniti dalle reti nazionali, molto più dense e prossime all’evento.